Leicester, fine della corsa. Quella squadra di pippe guidata da un grande condottiero

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E’ finita con l’esonero la storia d’amore tra il Leicester City e Claudio Ranieri. Una delle storie calcistiche più belle di sempre. Una storia che col passare dei mesi, delle partite, dei gol è diventata leggenda. Un storia che non verrà rovinata da un esonero e che non verrà ridimensionata da un’eventuale retrocessione che anzi renderebbe l’impresa di Ranieri ancor più grande. Continue reading

Arsenal: ‘Wenger, maledetto il giorno che ti ho incontrato’

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C’era una volta un allenatore venuto da lontano che stregò la Premier League. Un allenatore semisconosciuto, un allenatore che dopo qualche anno in Francia era emigrato in Giappone e che, tra lo scetticismo generale, aveva portato l’Arsenal sul tetto d’Inghilterra. Quell’allenatore, quel magnifico uomo di calcio, quel futurista del pallone rispondeva al nome di Arsene Wenger. Un uomo che ha rivoluzionato il calcio in Inghilterra, che ha segnato gli anni di inizio del nuovo millennio e che per primo ha rotto quel paradigma che oltremanica durava da troppi anni; quel modo di fare calcio che solo le squadre di Premier League ancora adottavano. Ha cambiato lo stile di gioco della sua squadra Wenger; non più palla al centravanti con lanci dalla difesa, non più ali veloci e centrocampo muscoloso. Wenger ha dato un’anima all’Arsenal, ha costruito una squadra a sua immagine e somiglianza, una magnifica squadra che nel corso degli anni ha conquistato tre volte la Premier League e si è cucita addosso il soprannome di ‘INVINCIBILE’.

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Lo stesso allenatore però dopo il 2006, anno in cui i Gunners raggiungono la finale di Champions League, ha letteralmente distrutto la sua squadra. Ha compiuto una serie di grossolani errori, ha fatto scelte folli dal punto di vista sia tecnico che finanziario e ha fatto diventare l’Arsenal una squadra anonima che il massimo a cui può aspirare è il quarto posto. Ha vinto due FA Cup ma non verrà di certo ricordato per questo. I fallimenti di Wenger negli ultimi dieci anni sono macroscopici. La gestione tecnica completamente fallimentare. Milioni di euro spesi per giocatori anonimi che nei primi anni 2000 non avrebbero fatto neanche panchina nell’Arsenal degli invincibili. Un continuo voler investire sui giovani che ha portato negli ultimi tempi ad un ridimensionamento della squadra sia sotto il profilo tecnico che dal punto di vista delle ambizioni. Come si è potuto passare da giocatori come Sol Campbell, Partick Vieira, Dennis Bergkamp, Ray Parlour e Thierry Henry a Koscielny, Coquelin, Wellbeck, Elneny e Lucas Perez? Come è possibile che i continui fallimenti degli ultimi dieci anni non abbiano fatto fare un passo indietro a Wenger? I tifosi sono esausti. l’Arsenal, anche grazie al proliferare dei Social Network, è diventata lo zimbello del web. I grandi giocatori non sono attratti dai Gunners e i pochi che sono in rosa (Sanchez su tutti) aspirano a giocare in club con ambizioni maggiori. Eppure l’Arsenal è una big del calcio europeo. Ha un fatturato tra i maggiori d’Europa, uno stadio di proprietà con oltre sessantamila posti a sedere ed è uno dei club con più tifosi non sono in Inghilterra ma in tutto il Continente. Eppure non riesce a fare il salto di qualità a causa della gestione del suo manager, di quello stesso allenatore che aveva portato i Gunners in paradiso e ora li sta trascinando nella mediocrità. ‘Specialista in fallimenti’. Così Josè Mourinho ha etichettato Wenger durante una conferenza stampa di qualche anno fa. Un’etichetta forte, una frase certamente poco nobile, ma quantomai azzeccata. Wenger sta fallendo. Sta fallendo terribilmente. Sta ridimensionando l’Arsenal. Sta svendendo la sua squadra. Sta portando avanti un progetto fallimentare che sta facendo crollare l’appeal per uno dei brand più famosi del football inglese. Riuscite ad immaginare un top player che lascia una grande squadra per passare all’Arsenal? Chiudete gli occhi e immaginatevi Tony Kroos con la maglia dei Gunners; o Dybala; o Griezmann. Impossibile. La causa? Le ambizioni del club. Le ambizioni ridimensionate del club. Le ambizioni che Arsene Wenger ha distrutto negli ultimi anni. L’Europa è un miraggio in termini di ambizioni: ottavi di finale e poi stop. La Premier League? Se non l’ha vinta nella passata stagione giocando senza avversari quando mai l’Arsenal potrà vincerla con il ritorno di Chelsea, Manchester United e Manchester City? La strada segnata da Wenger sembra una lunga via fatta di annate mediocri da cui sembra impossibile uscire. La soluzione c’è ma difficilmente verrà presa nel giro di poco tempo. Allontanare Wenger e cambiare allenatore, cambiare mentalità. Dare un nuovo respiro a questa squadra, a questi tifosi a quest’ambiente ormai abituato alla mediocrità.

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Una soluzione che in molti aspettano da tempo e che però tarda ad arrivare. Così facendo inoltre il tecnico francese, non solo ha -irrimediabilmente- rotto quel giocattolo che un tempo era perfetto, ma ha anche fatto dimenticare ai più quanto di buono avesse fatto fino al 2006. I ricordi sono ormai offuscati dai pessimi risultati della squadra. L’Arsenal degli invincibili e stato sotterrato dall’Arsenal delle sconfitte, dei 5-1 a Monaco di Baviera, dei 4-0 a Southampton, dei quarti posti e dei ko con goleada contro le big (Chelsea e Manchester United su tutti). Le FA Cup vinte contro Hull City e Aston Villa sono quasi passate inosservate in confronto alle sconfitte contro Watford (sempre FA Cup) o Olympiakos (Champions League). Anche quel poco di buono fatto negli ultimi anni viene dimenticato in fretta quando i fallimenti superano le -obbiettivamente poche, pochissime- vittorie. Nel giro di poco più di vent’anni Wenger è riuscito a prendere in mano una squadra non abituata a vincere, portarla nell’Olimpo dei grandi e farla precipitare all’Inferno. Fare un passo indietro a volte non è una sconfitta ma una resa leale. Quello che sperano in molti è che Wenger possa ‘arrendersi’ e lasciare questo fantastico giocattolo in mani migliori delle sue.

Chasing Klopp

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David Wagner vuole raggiungere il suo migliore amico Klopp in Premier League con il suo Huddersfield.

Quando nel novembre del 2015 David Wagner lascia il ruolo di allenatore del Borussia Dortmund II e viene nominato manager dell’Huddersfield Town, il club del West Yorkshire si trova in una condizione disastrosa; dopo quattro salvezze consecutive, ottenute sempre con fatica, i Terriers si trovano in fondo alla classifica ed il presidente Dean Hoyle nomina il tedesco per dare una svolta alla stagione, con quella che lo stesso tecnico definisce “la scelta più coraggiosa perché ha assunto un pazzo e sconosciuto tedesco”.

Wagner infatti è un allenatore giovane senza nessuna esperienza di prima squadra; dopo una carriera discreta in Bundesliga, decide di laurearsi in scienze e biologia dello sport, pratica molto diffusa in Germania per gli ex calciatori, per comprendere meglio i metodi di allenamento che gli venivano imposti dai suoi allenatori. Una volta laureato, Jurgen Klopp, suo compagno di stanza per 4 anni ai tempi del Mainz nonché suo testimone di nozze, lo fa assumere come allenatore della squadra riserve del Borussia Dortmund nel 2011 (la selezione under 23 che milita nelle serie minori). Quando Wagner si dimette nel 2015 a stagione in corso la stampa parla di un suo imminente approdo a Liverpool come assistente del suo fraterno amico, di cui condivide impostazione ed idee calcistiche, invece il 5 novembre viene ufficializzato il suo approdo all’Huddersfield Town.

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Viene accolto in Inghilterra con comprensibile scetticismo, ma alla base della scelta del presidente di assumerlo c’è l’idea di imprimere una filosofia ed un’identità ben precisa alla società per fare il salto di qualità necessario per uscire dalla mediocrità. E Wagner è l’uomo giusto per un progetto così ambizioso: dopo una settimana dal suo arrivo è già evidente la sua impronta ed il suo stile aggressivo, doppie sedute e giocatori istruiti a giocare ad alta intensità per tutta la gara, con uno stile molto simile al gegenpressing di Klopp. Le idee vengono assorbite bene dalla squadra che riesce ad ottenere una tranquilla salvezza nella passata stagione.

Il grande passo però è quello compiuto quest’estate: Wagner, dopo aver acquistato tra definitivi e prestiti 13 giocatori, il giorno del raduno prestagionale preleva senza nessun preavviso l’intera rosa per portarla in Svezia in un’esperienza di sopravvivenza su un’isola disabitata. Calciatori e staff si sono trovati in un arcipelago sperduto, senza tecnologia, bagni o qualsiasi tipo di aiuto eccetto delle canoe per spostarsi da isola ad isola; insieme hanno dovuto procurarsi acqua, cibo, costruire le tende e collaborare per sopravvivere nel nulla per 5 giorni. L’obiettivo di Wagner era farli uscire dalla loro confort zone per fare in modo di creare un vero gruppo, far conoscere meglio tra di loro i giocatori per aumentare l’affiatamento, unirli per un obiettivo comune in modo da abituarli a lottare anche in campo come una sola unità.

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I frutti di un lavoro così mirato si sono subito fatti vedere: senza avere grandi giocatori, con una rosa da salvezza, l’Huddersfield gioca con un’intensità incredibile vincendo 8 delle prime 11 partite (tra cui la trasferta di Newcastle ed il derby a Leeds). Anche tra i tifosi torna l’entusiasmo, nella prima giornata al John Smith’s Stadium si sfiorano i 20000 spettatori, la migliore performance per il primo match-day dalla stagione dal 1970/71; i Terriers iniziano a sognare un campionato di alto livello, magari levandosi lo sfizio di poter arrivare sopra gli acerrimi rivali Peacocks, anche loro in una buona annata con il tecnico Garry Monk, per la prima volta dal 1962.

Proprio settimana scorsa nel ritorno dello Yorkshire derby contro il Leeds, avviene il secondo episodio che ha contribuito a creare il mito di Wagner tra i supporters dell’Huddersfield: all’89 minuto, sul punteggio di 1-1, il difensore centrale Hefele segna la rete decisiva per i Terriers e Wagner scatta per 50 metri verso i suoi giocatori per esultare con loro, in perfetto stile Kloppiano. Mentre il tedesco torna verso la sua area tecnica Monk lo insulta e i due vengono alle mani, ne nasce un’enorme rissa e la conseguente espulsione dei due tecnici, ma Wagner è ormai nei cuori dei suoi tifosi.

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La vittoria contro i rivali, sia storici che di classifica, porta l’Huddersfield, che sabato ospiterà il City di Guardiola negli ottavi di FA Cup, nella sua attuale terza posizione, in piena zona playoff a 6 lunghezze dalla zona promozione diretta, attualmente occupata da Newcastle e Brighton; nel finale di stagione proveranno ad insidiare il duo di testa ma in caso di mancato aggancio ci saranno i playoff, nei quali i Terriers proveranno a tornare in prima divisione 46 anni dopo e chissà che non riescano a farlo in una finale da sogno a Wembley proprio contro il Leeds, attualmente quinto in classifica, guidati dal loro stoico condottiero Wagner, che in una piccola cittadina del West Yorkshire sta coltivando il suo sogno di raggiungere l’amico Klopp in Premier League.

Dieci punizioni di David Beckham

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Dal punto di vista tecnico il tiro da fermo è una delle situazioni più interessanti del calcio. Ogni punizione rappresenta una sfida diversa per il tiratore, che in pochi secondi deve valutare le diverse variabili per arrivare nel modo più efficace al risultato, il gol. Fondamentalmente si tratta di superare la barriera posizionata dal portiere avversario con una traiettoria che possa risultare vincente per precisione ed inventiva. Per farlo è necessario equilibrare al meglio l’effetto e la potenza del calcio al fine di disegnare il tiro più funzionale a quella determinata situazione. Continue reading

Peter Dudley, il miglior reporter dell’Essex

Peter Dudley Chiunque decida di avvicinarsi al calcio non league londinese si imbatterà prima o poi in Peter Dudley. E’ inutile. Potete fare quello che volete, ma alla fine troverete un suo articolo o finirete in uno dei siti dove da anni racconta le gesta del calcio dilettantistico dell’Essex e dell’est della Capitale inglese. Noi siamo andati a conoscerlo e ci siamo fatti raccontare qualche storia su questo calcio che, ormai lo sapete, ci piace tantissimo. Continue reading

Andrea Mantovani, un numero 10 italiano a Londra

Andrea MantovaniTornano le interviste di London Football. Protagonista di questa chiacchierata da boxing day è Andrea Mantovani, numero 10 e fantasista italiano sui campi della non League di Londra e dintorni. Due parole in libertà che partiranno dai campi del nord Italia e arriveranno fino ad una mission impossible nella Ryman Division One North, passando per due personaggi come coach Enrico Tiritera e il portierone Luca Pecorari. Continue reading

Robin Friday – The 253 Boys

Robin FridayRobin Friday: per gli appassionati di calcio inglese basta il nome. Un’icona, un mito. Una storia di quelle che ti lascia con l’amaro in bocca per quello che sarebbe potuto essere e non è stato. Vogliamo ricordarlo con questa bella canzone de The 253 Boys che lo hanno immortalato in parole davvero belle, senza mai scendere nella retorica. Continue reading

Vincenzo Zanzi, da Campioni al Bromley Fc

Vincenzo ZanziDall’esperienza piuttosto negativa con il Cervia di Campioni, Ilaria d’Amico e Ciccio Graziani, fino ai verdi campi dell’Inghilterra. Abbiamo intervistato Vincenzo Zanzi, centrale difensivo che ha vestito le maglie del Bromley Fc e del Ramsgate Fc. Un’avventura iniziata per scherzo, o meglio per amore, che si è trasformata in un periodo davvero indimenticabile e che il nostro Vincenzo rimpiange, se non altro, dal punto di visto calcistico. Oggi Vinnie è tornato in Italia e ci racconta il suo periodo londinese. Continue reading

Gianluca Tei, un bomber italiano in UK

gianluca teiContinuano le interviste di London Football fra i calciatori italiani che hanno provato l’ebrezza della non league inglese e in particolare di Londra o dei dintorni. Dopo il roccioso difensore Saverio Arona e il portierone Luca Pecorari, tocca finalmente a un attaccante. Stavolta ci ha messo lo zampino anche un nostro carissimo amico, che ha più di qualche “responsabilità” in questa avventura. Insomma una gran bella storia, non vi anticipiamo altro. Continue reading

Luca Pecorari: le mani italiane sulla non League

Luca PecorariContinua il nostro viaggio fra i calciatori italiani che giocano o hanno giocato in Inghilterra, e in particolare a Londra. Stavolta abbiamo intervistato un grande portiere del quale, ci scommettiamo, sentiremo ancora parlare. Ricordatevi questo nome: Luca Pecorari. Continue reading