Dieci punizioni di David Beckham

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Dal punto di vista tecnico il tiro da fermo è una delle situazioni più interessanti del calcio. Ogni punizione rappresenta una sfida diversa per il tiratore, che in pochi secondi deve valutare le diverse variabili per arrivare nel modo più efficace al risultato, il gol. Fondamentalmente si tratta di superare la barriera posizionata dal portiere avversario con una traiettoria che possa risultare vincente per precisione ed inventiva. Per farlo è necessario equilibrare al meglio l’effetto e la potenza del calcio al fine di disegnare il tiro più funzionale a quella determinata situazione.

Anche dal punto di vista scenico, il calcio da fermo rappresenta uno dei momenti più teatrali di una partita, in quanto, a differenza delle altre situazioni di gioco, è caratterizzato dall’attesa e dal pathos che si crea prima della sua esecuzione. La punizione è il gesto tecnico nel quale viene maggiormente fuori la libertà di pensiero di un tiratore; è una situazione in cui i compagni, gli avversari ed il pubblico non possono influire, c’è solamente una barriera da aggirare ed un portiere da sorprendere tramite la propria idea. Non c’è da stupirsi quindi, che in questa specialità si siano distinti i giocatori più tecnici ed estrosi, con i piedi così educati da riuscire a seguire il proprio intelletto calcistico.

David Beckham è stato uno dei principali interpreti di questa specialità, nonché il più iconico. Nella sua carriera di ottimo giocatore, si è sempre espresso in modo superiore nei free kick. Le curve del suo piede destro lo hanno consegnato alla storia come uno dei migliori tiratori di sempre, con ben 65, sì esatto sessantacinque, punizioni dirette a segno tra club e Nazionale inglese. Avendo giocato quando la match analysis era ancora agli albori, è difficile rendere a livello statistico quanto fosse efficace, ma è certo che detenga il record in Premier League per reti segnate su punizione diretta (che a loro volta non si prestano ad una facile analisi per la loro natura, ultimamente il metro applicato più spesso è il free kick convertion rate).

Scegliere le 10 punizioni più significative di Becks non è compito semplice, ma ci abbiamo provato con l’intento di analizzare con ognuna di esse un passo della sua carriera.

1- Inghilterra 2-0 Colombia (Lens, 26 giugno 1998)

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La prima volta non si scorda mai.

La prima rete di Beckham con la Nazionale non può che essere un calcio di punizione. Siamo al Mondiale di Francia1998, ultima partita del girone che gli inglesi condividono con Tunisia, Colombia e Romania. Dopo aver visto le prime due partite dalla panchina, lo spice boy è titolare nel decisivo match contro la Colombia, ferma a 3 punti insieme alla Nazionale dei tre leoni. Anderton porta in vantaggio l’Inghilterra ed un giovane Beckham chiude il discorso qualificazione con il suo primo gol internazionale. Una magistrale punizione a girare sopra la barriera che conclude la sua corsa nell’angolo basso sinistro e fissa il punteggio sul 2-0 finale. Per gli inglesi il viaggio nella competizione finirà poco dopo, ai rigori contro l’Argentina negli ottavi di finale.

2- Manchetser United 3-3 Barcellona (Manchester, 16 settembre 1998)

L’anno del Treble.

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La stagione 1998/99 segna la svolta nella carriera di Beckham. In Champions lo United deve passare un girone di ferro con Bayern, Barcellona e Brondby. La prima del girone è all’Old Trafford contro i blaugrana, che riescono a recuperare due reti di svantaggio anche grazie ad una pessima conduzione di Braschi, che assegna due rigori agli spagnoli. Becks va a segno con una punizione a giro tecnicamente impeccabile per il momentaneo 3-2, che verrà pareggiato dal rigore di Luis Enrique 5 minuti più tardi.

Al ritorno un altro pirotecnico 3-3 che consente agli inglesi di passare il turno dietro al Bayern Monaco, che i Red Devils incontreranno successivamente, proprio a Barcellona, nella finale del 26 maggio 1999 che si concluderà con l’epica rimonta vittoriosa della squadra di Ferguson. Lo United riesce così a vincere Premier League, FA Cup e Champions League, nell’unico Treble mai completato da una squadra inglese.

Il 1999 è anche l’anno del matrimonio con Victoria, che lo porterà ad iniziare la sua transizione da calciatore ad icona mondiale e businessman.

3- Inghilterra 2-2 Grecia (Manchester, 6 ottobre 2001)

La redenzione.

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Nei sopra citati ottavi di finale dei Mondiali del 1998 Beckham rimedia una sciocca espulsione per aver reagito alle provocazioni del Cholo Simeone, lasciando la sua squadra in inferiorità numerica per oltre un tempo e dando luogo ad una lunga contestazione dei tifosi inglesi nei confronti del loro numero 7.

Tre anni dopo, l’Inghilterra di Sven-Goran Eriksson rischia di rimanere fuori dai Mondiali di Corea e Giappone del 2002; agli inglesi serve disperatamente un pareggio per passare il girone di qualificazione e sono sotto per 1-2 contro la Grecia in casa. Nell’ultimo dei tre minuti di recupero l’arbitro assegna una punizione dai 25 metri e a calciarla c’è Beckham, con la fascia da capitano ad Old Trafford (Wembley era in ristrutturazione). Il resto sembra il lieto fine di un libro di fiabe: Nikopolidis compie un passo avventato per prevenire una curva dietro la barriera, Becks arcua la traiettoria verso il palo del portiere ed infila la palla nell’angolo alto, regalando al suo popolo il pass per il mondiale con la sua migliore prestazione con la maglia della Nazionale. Pace fatta.

4- Manchester United 4-3 Real Madrid (Manchester 23 aprile 2003)

La partita più bella.

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Quarti di finale della Champions League 2002/03, Beckham e Ferguson sono ai ferri corti ed il manager scozzese esclude il suo numero 7 dalla più importante partita dell’anno. Il Real si porta in vantaggio per 2-3 con una tripletta del fenomeno Ronaldo (quello originale) e Ferguson è costretto ad inserire in corsa Becks al 63’. Lui risponde con la doppietta che sovverte le sorti dell’incontro fino al 4-3, risultato finale di uno degli incontri più spettacolari che la massima competizione europea abbia visto.

Lo stesso Beckham definirà la punizione con cui firma il pareggio la più bella segnata con la maglia dello United’. Calciata dai 20 metri leggermente verso il centrodestra, supera la barriera e tocca la traversa prima di insaccarsi alle spalle di un incolpevole Casillas. Lo United viene eliminato con un parziale complessivo di 5-6 per i madrileni.

5- Everton 1-2 Manchester United (Liverpool, 11 maggio 2003)

L’addio allo United.

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All’inizio del nuovo millennio la relazione tra Beckham e Ferguson è andata deteriorandosi. Il manager non ha mai accettato il matrimonio ed i conseguenti interessi fuori dal campo di David, che era ormai divenuto una figura ingombrante all’interno dell’organizzazione dello United.  Così si sono diffuse voci su un approdo dello spice boy al Real Madrid, tra le luci e lo sfarzo di un ambiente sicuramente più adatto al personaggio oltre il giocatore. Ferguson ha quindi iniziato a questionare l’impegno fuori dal campo del talento inglese; l’episodio che ha portato al definitivo addio è avvenuto dopo la sconfitta in FA Cup contro l’Arsenal: nello spogliatoio Ferguson ha calciato una scarpa che ha concluso la sua corsa sopra l’occhio sinistro di Beckham.

L’avventura di Beckham con la maglia dello United non può che concludersi con un gol su punizione. Al Goodison Park, nell’ultima giornata di Premier, Becks sorprende ancora tutti, curvando alla perfezione un calcio piazzato dalla destra verso il palo del portiere. La splendida traiettoria vola verso l’angolo alto per l’ultimo degli 85 gol realizzati per i Red Devils (da notare la presenza di un giovane Wayne Rooney nella barriera dei Toffees).

6- Real Madrid 4-1 Rosenborg (Madrid, 19 ottobre 2005)

Il declino come calciatore.

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Beckham arriva nel Real Madrid per 35 milioni di euro all’inizio della stagione 2003/04, quando la squadra della capitale sta vivendo uno dei momenti migliori della sua storia: 3 Champions League, 2 Coppe Intercontinentali, 2 campionati e 2 Supercoppe nelle ultime sei stagioni.

Nelle quattro stagioni passate a Madrid l’inglese è riuscito a conquistare solamente un titolo della Liga e una supercoppa spagnola. Per questo si può definire la sua avventura con la camiseta blanca un totale fallimento dal punto di vista tecnico; all’interno della strategia di reclutamento di campioni (da qui l’appellativo Galcticos) di Florentino Perez, Becks non riesce a tenere il livello degli altri campioni presenti in rosa, che finiscono per oscurare il suo gioco.

Questa realizzazione risale al match del girone di Champions 2005/06 disputato al Bernabeu tra il Real e i campioni norvegesi del Rosenborg.

7- Real Madrid 3-1 Cadiz (Madrid, 21 gennaio 2006)

Galactico($).

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Mentre delude sui campi di calcio, Beckham si rivela incredibilmente prolifico dal punto di vista mediatico e commerciale: nel 2007 l’autorevole rivista ‘Forbes’ ha dedicato un articolo al significativo ruolo dell’icona inglese nell’aumento del 137% dei ricavi nel quadriennio di militanza madrilena. Questo soprattutto grazie all’enorme popolarità raggiunta nel mondo dal calciatore inglese; con quelli venduti nella sua ultima esperienza prima del ritiro al PSG, si calcola che la vendita dei suoi kits abbia fruttato un miliardo di sterline durante la sua ventennale carriera.

Dal punto di vista sportivo, quello che rimane maggiormente sono ancora una volta i suoi calci di punizione (60% delle reti realizzate, 12 su un totale di 20). La più fantasiosa l’ha messa a segno contro il Cadiz: 18 metri dalla porta e barriera troppo vicina per poter essere aggirata. Così Beckham decide di toccare leggermente il pallone verso Roberto Carlos che lo stoppa un metro più lateralmente. L’inglese conquista così lo spazio per poter piazzare la palla nell’angolo coperto.

8- Inghilterra 1-0 Ecuador (Stoccarda, 25 giugno 2006)

Nella storia della Nazionale inglese.

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L’ultima Inghilterra di Eriksson si qualifica agli ottavi senza brillare. L’avversario è l’abbordabile Ecuador, protagonista della partita è il caldo torrido. Dopo 45 minuti senza occasioni, gli inglesi guadagnano un calcio di punizione dai 30 metri. Nel suo ultimo mondiale da capitano si presenta sul pallone Becks, il risultato è sempre lo stesso: interno destro e gol della vittoria con palla nell’angolo basso. Con questa rete diventa l’unico inglese ad aver mai -segnato in 3 edizioni differenti dei mondiali, entrando nella storia del calcio d’oltremanica.

L’Inghilterra perderà ai rigori contro il Portogallo nella successiva partita, nei quarti di finale. Nella conferenza stampa post partita Beckham annuncia di voler lasciare la fascia di capitano a 6 anni dalla nomina di Peter Taylor. Continua con la Nazionale anche se in un ruolo minore, riuscendo però a raggiungere quota 109 presenze, record per un giocatore di movimento con la maglia inglese. Nel 2009 la sua ultima presenza, la numero 115, secondo di sempre nella storia inglese dietro al portiere Peter Shilton.

L’infortunio al tendine di Achille subito all’inizio del 2010 con la maglia del Milan gli impedisce di disputare la quarta rassegna mondiale e conclude la sua esperienza da giocatore per la Nazionale. Nonostante questo rimane un punto di riferimento per il gruppo e Capello decide quindi di portarlo in Sudafrica con la qualifica di collaboratore.

9- Milan 1-1 Genoa (Milano, 28 gennaio 2009)

L’ultima perla europea.

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All’interno della sua esperienza americana, Beckham fa ritorno in Europa per due volte; nel primo dei due prestiti semestrali alla squadra rossonera, l’inglese colleziona 20 presenze e 2 gol, dimostrando di poter essere ancora competitivo in un campionato maggiore.

Quella realizzata al Genoa è l’ultima in Europa per lo spice boy. In quel Milan insieme a lui giocano Pirlo, Ronaldinho, Seedorf e Kakà, quindi per le punizioni vige la regola dell’alternanza. Dopo una traversa colpita dai 35 metri da Pirlo, al 33’ tocca a David calciare una punizione molto laterale sull’out sinistro. Tutti si aspettano il cross al centro, ma Becks opta per una traiettoria strettissima che batte Rubinho sul primo palo. I rossoneri verranno poi sorpresi da Milito che sigla la rete del pareggio a 3 minuti dal termine.

10- Portland Timbers 3-5 Los Angeles Galaxy (Portland, 14 luglio 2012)

Il progetto più ambizioso.

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Beckham si trasferisce ai Los Angeles Galaxy nell’estate del 2007 con l’idea di lanciare a livello globale il calcio USA e intaccare l’egemonia degli sport tradizionali americani e delle loro federazioni (NFL, NBA, MLB, NHL). Il contratto che firma con la squadra della West Coast ha una serie di clausole che prevedono un sempre maggiore coinvolgimento del calciatore inglese, fino all’opzione, recentemente sfruttata, di diventare fondatore e proprietario di una nuova squadra della MLS.

Analizzando una serie di dati a distanza di 10 anni, si può affermare che la star abbia avuto un enorme impatto sul movimento calcistico americano: dal 2007 il campionato maggiore ha visto la nascita di 7 nuove squadre professionistiche e la costruzione di stadi specifici per il calcio per 15 delle 19 società della lega. Inoltre, è incalcolabile l’apporto in termini di visibilità ed appeal; le maggiori emittenti americane hanno iniziato a firmare contratti duraturi per la trasmissione delle partite di calcio e la MLS è diventata un approdo ideale per molti illustri calciatori nel finale delle loro carriere (Lampard, Pirlo e Gerrard nell’ultimo anno).

Beckham realizza questa punizione nel suo ultimo anno ai Galaxy, durante la regular season; sebbene passino gli anni, il piede rimane sempre delicato e riesce e segnare 8 punizioni con la maglia dei losangelini. Conclude la sua esperienza americana nel migliori dei modi, con il secondo titolo consecutivo ottenuto in finale contro gli Houston Dynamo per 3-1.

11- (Bonus track) Wimbledon 0-3 Manchester United (Londra, 17 agosto 1996)

Retrospettiva.

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Nel primo match della stagione 1996/97 un giovane David Beckham si palesa al mondo del calcio, facendo sembrare semplice segnare da oltre 50 metri. Dipinta sul viso di quel ragazzo c’è la felicità di giocare a pallone, sentimento che con il passare degli anni è scomparso dalla faccia di Becks. Viene naturale allora pensare a quanto la sua carriera calcistica sia stata influenzata dal personaggio che ha voluto costruire dietro il calciatore.

Avendo percepito, anche solo parzialmente, quanto abbia realizzato con il passaggio da giocatore ad icona del calcio, viene da chiedersi quale segno avrebbe potuto lasciare quel ragazzo dall’espressione spensierata nel calcio giocato, se soltanto avesse fatto scelte diverse nella sua vita.