Continua il nostro viaggio fra i calciatori italiani che giocano o hanno giocato in Inghilterra, e in particolare a Londra. Stavolta abbiamo intervistato un grande portiere del quale, ci scommettiamo, sentiremo ancora parlare. Ricordatevi questo nome: Luca Pecorari.

Partiamo dalle presentazioni: nome, ruolo e squadre dove hai giocato…

Luca Pecorari, nato a Genova il 7 maggio 1985 e gioco come portiere. Sono cresciuto nel Baiardo, per poi passare alla Sampdoria. Ho avuto un brutto infortunio e dopo due anni, la Samp mi ha girato prima al Padova poi allo Spezia. Dopo di che ho iniziato a girare in Liguria tra Bogliasco (Serie D), Borgoratti, Bolzanetese, Serra Riccò, Baiardo (Promozione/Eccellenza).

Perché hai scelto di “emigrare calcisticamente” in Inghilterra?

Dopo un altro infortunio, sono partito per Londra dove ho deciso di rimettermi in forma. Ho fatto la pre season a Billericay, dove ancora oggi io e un mio compagno di Brescia (Andrea Mantovani) ci chiediamo perché non ci abbiano fatto firmare il contratto dopo che in tre amichevoli abbiamo fatto la differenza. Poi entrambi siamo passati al Greenhouse London.

In che squadre hai giocato in Inghilterra?

Billericay e Greenhouse London. Adesso da fine gennaio per lavoro ho dovuto fermarmi, anche a causa delle dimissioni del nostro tecnico. Ora sto giocando nella squadra creata da Pallotta (ha creato un club Lupi di Roma dove tutti i romanisti guardano le partite della Roma e una squadra che fa il torneo dei teams) giusto per tenermi in forma per poi ripartire con il pre season.

Hai in programma di riprovarci?

Sì, il prossimo anno cercheremo di fare qualche pre season di nuovo. Anche se lo scopo sarebbe creare una squadra di italiani ed iscriverla in Ryman, ma dobbiamo trovare degli sponsor.

Che differenze hai notato fra il calcio italiano e quello inglese?

Crescendo in una società come la Sampdoria, con giocatori che ad oggi militano in serie A (Stendardo, Puggioni) e altri in Serie B e C, essendo stato allenato da Battara, De Vincenzo, e avendo avuto, quando ero piccolino, un esempio sportivo e di persona come Montella (facevamo riabilitazione insieme) posso dire che il calcio italiano è avanti a livello tattico e anche a livello tecnico, soprattutto negli allenamenti specifici. Parlo anche dei portieri. La quantità di esercizi proposti in Italia è infinita. Qui mi sono reso conto che è molto più un allenamento fisico che altro. E si capisce perché i portieri inglesi non siano il massimo.

…ma allora cosa di speciale il calcio inglese?

Però ed è qui che il calcio inglese vince su quello italiano: la passione, i campi da gioco, le infinite partite e la soddisfazione di giocare in FA Cup, il trofeo più vecchio di sempre. Credo che il mix fra il livello tecnico e tattico italiano con la mentalità sportiva agonistica e i mezzi inglesi creerebbe il calcio perfetto.

Quale è stata la partita più emozionante che hai giocato?

Quella contro l’Hullbridge, la prima da capitano.

Un consiglio per tutti i ragazzi che ci vogliono provare?

Ora come ora potrei dire che se i ragazzi di 18 anni non sanno che fare, che vengano a giocare qui. Possono studiare una lingua, giocare e magari anche lavorare. Qui è molto più facile fare carriera, non come in Italia dove comandano i procuratori.