E’ la stagione che precede il campionato europeo per nazioni che si disputerà a giugno proprio in Inghilterra[1]. Gli introiti continuano ad aumentare e il calcio inglese costantemente alza il proprio livello tecnico. La vittoria, nella stagione precedente, del Blackburn ha sicuramente dato nuova linfa, ma il Manchester United di Alex Ferguson ha tutta l’intenzione di riprendersi il posto più alto del podio.
Dalla First Division arrivano solo due squadre in virtù della diminuzione delle compagini in Premier da 22 a 20. Sono il Middlesbrough di Bryan Robson, leggenda dell’Old Trafford, e il Bolton Wanderers di Roy McFarland. I boro tornano nella massima serie inglese dopo ben 38 anni, giocando tra l’altro nel nuovo meraviglioso stadio, il Riverside Stadium[2], una vera e propria novità, dato che da 72 anni in Inghilterra non si costruiva un impianto completamente nuovo.
Ovviamente ciò che cattura l’attenzione nell’estate ’95 è la campagna dei trasferimenti. Si comincia a spendere di più e i colpi di mercato sono notevoli: il Liverpool si assicura per 8,4 milioni di sterline dal Nottingham Forest, Stan Collymore, attaccante rivelazione della stagione appena passata. Il Newcastle è molto attivo acquistando dal Wimbledon per 4 milioni di sterline, cifra record per un difensore, Warren Barton, per 6 milioni di sterline dal Queens Park Rangers, l’attaccante Les Ferdinand e la stella del Paris Saint Germain David Ginola, acquistato per 2,5 milioni di sterline: in realtà la trattativa per il talento francese non si rivela delle più semplici; Keegan lo strappa letteralmente alle voglie dei migliori club spagnoli, tra cui ovviamente Real Madrid e Barcellona, con lo scopo di dare ai magpies un contesto più internazionale. Anche l’Arsenal è molto attivo: il nuovo manager Bruce Rioch, protagonista nella promozione del Bolton, può contare su David Platt e sull’estro del nuovo attaccante prelevato dall’Inter, Dennis Bergkamp. Il Tottenham, in sostituzione di Jurgen Klinsmann, ceduto al Bayern Monaco, si assicura le prestazione di Chris Armstrong, prelevato dal Crystal Palace retrocesso in First Division.
La Premier con i suoi profitti comincia dunque a spalancare le porte al mercato estero: oltre ai già citati Ginola e Bergkamp, da sottolineare gli arrivi di Savo Milosevic all’Aston Villa, del talento brasiliano Juninho al Middlesbrough, di Ruud Gullit al Chelsea, della stella del calcio belga Marc Degryse[3] acquistato dallo Sheffield Wednesday. Si attua una vera e propria rivoluzione culturale, basata fino a qualche tempo prima sulla valorizzazione esclusiva dei giocatori locali. In questo senso i vari Yeboah, Cantona, Klinsmann erano stati i precursori di questo cambiamento, ma solo dal 1995 con Euro96 alle porte, organizzato proprio in Inghilterra, i calciatori stranieri cominciano ad avvicinarsi al calcio britannico.
E il Manchester United? “Non vincerai mai nulla con i bambini“, afferma l’opinionista televisivo Alan Hansen, verso il manager dei Red Devils Alex Ferguson, l’indomani della sconfitta nella prima di campionato per 3 a 1 contro l’Aston Villa. Il manager scozzese incassa durante il mercato d’agosto ben 14 milioni di sterline, derivanti dalle cessioni di Kanchelskis all’Everton, di Mark Hughes al Chelsea e di Paul Ince all’Inter, iniziando una politica basata sull’integrazione nella prima squadra dei talenti del settore giovanile: Paul Scholes prima, David Beckham, Nicky Butt e i fratelli Neville poi, la prova delle qualità intuitive di Ferguson.
Queste le squadre partecipanti alla Premier League 95/96:
Arsenal, Aston Villa, Blackburn Rovers, Bolton Wanderers, Chelsea, Coventry, Everton, Leeds United, Liverpool, Manchester City, Manchester United, Middlesbrough, Newcastle United, Nottingham Forest, Queens Park Rangers, Sheffield Wednesday, Southampton, Tottenham, West Ham, Wimbledon.
La stagione si apre con il consueto appuntamento della Charity Shield a Wembley. Il 13 agosto 1995 il Blackburn opposto all’Everton, fresco vincitore della Fa Cup, tenta di conquistare il trofeo sfuggito l’anno precedente contro lo United. Un gol di Vinny Samways, però, condanna di nuovo la squadra di Kenny Dalglish. Sarà un inizio di stagione complicato per i rovers, dopo i meritati e giusti festeggiamenti per la conquista del titolo nella stagione precedente.
Dopo infatti la vittoria sofferta nell’opening day contro il Queens Park Rangers grazie alla rete del solito Alan Shearer, il mese di agosto si rivela per gli uomini di Dalglish, tremendo: le sconfitte contro lo Sheffield Wednesday, il Bolton e quella casalinga contro lo United ridimensionano drasticamente la possibilità dei rovers di ripetere la straordinaria annata della vittoria in Premier.
Esaltante invece è la partenza del Newcastle di Kevin Keegan: la classe di Ginola, la regia di Lee, la velocità di Gillespie, la qualità e l’intelligenza tattica di Beardsley, l’opportunismo e la forza di un attaccante come Les Ferdinand fanno dei magpies un’armata davvero temibile; in sequenza, travolti Coventry, Bolton, Sheffield Wednesday e Middlesbrough. 12 punti nelle prime 4 gare, che fanno del St. James Park la culla di un entusiasmo incredibile.
Il match più spettacolare all’esordio è sicuramente quello che va in scena al The Dell di Southampton, tra i saints e il Nottingham Forest. Queste le formazioni scese in campo: Southampton – Beasant, Dodd, Benali, Magilton, Hall, Monkou, Le Tissier, Watson, Shipperley, Maddison, Heaney; Nottingham Forest – Crossley, Littley, Pearce, Cooper, Chettle, Phillips, Bohinen, Campbell, Stone, Woan, Roy.
Davanti a 15.000 spettatori, si gioca una gara davvero emozionante. Apre le marcature all’ottavo Colin Cooper con una straordinaria punizione che si va ad infilare sotto il set dove Beasant non può arrivare; ma solo dopo due minuti LeTissier dal dischetto rimette la partita in parità. I forest però giocano un gran calcio: velocità e continui movimenti senza palla fanno della squadra di Frank Clark un’armata davvero imprevedibile: Woan prima, infatti, con una bordata di sinistro che si infila sotto la traversa e Roy dopo, portano il risultato sul 3 a 1. Al 69esimo però ancora LeTissier su penalty riapre la gara. Woan e Roy sono però i reali mattatori dell’incontro e al 79esimo con una triangolazione formidabile partita dalla metà campo, si infilano tra le maglie della difesa dei saints, con l’olandese che sigla il 4 a 2. Non basta la tripletta personale di LeTissier, questa volta su una precisa punizione dai venti metri ad evitare la sconfitta: 3 a 4 per i forest su un campo difficile come il The Dell.
Questi i risultati della prima giornata della Premier 95/96:
Aston Villa – Manchester Utd 3-1, Blackburn – QPR 1-0, Chelsea – Everton 0-0, Liverpool – Sheffield Wednesday 1-0, Manchester City – Tottenham 1-1, Newcastle – Coventry 3-0, Southampton – Nottingham Forest 3-4, West Ham – Leeds United 1-2, Wimbledon – Bolton 3-2, Arsenal – Middlesbrough 1-1.
Chi raccoglie gli elogi della critica è sicuramente Robbie Fowler, giovane attaccante del Liverpool. Il ragazzo di Toxteth si mette in mostra segnando gol a raffica, approfittando, per usare un eufemismo, dei continui problemi muscolari di Collymore: memorabile è la quaterna rifilata al Bolton il 23 settembre, trascinando i reds alla vittoria finale per 5 a 2. Anfield si inchina alle prodezze del suo gioiello.
Giornata da ricordare è senz’altro quella del 1° ottobre 1995: va in scena all’Old Trafford, Manchester United-Liverpool, rivali storiche. I red devils festeggiano il ritorno in campo di Eric Cantona, dopo la squalifica dovuta al fattaccio di Selhurst Park. “The King” viene salutato all’ingresso in campo con un boato assordante. Queste le formazioni: Manchester U td – Schmeichel, G.Neville, P.Neville, Bruce, Pallister, Butt, Keane, Sharpe, Giggs, Cole, Cantona; Liverpool – James, Harkness, McAteer, Ruddock, Babb, Scales, Redknapp, McManaman, Thomas, Fowler, Rush.
Il Manchester Utd ad inizio gara è letteralmente padrone del campo: Cantona regala sprazzi di alta classe. Gli basta un solo minuto per regalare un assist al bacio per Nicky Butt che entra in area, controllo e tiro al volo a battere l’estremo difensore James. Sembra tutto in discesa per gli uomini di Ferguson che non hanno fatto i conti però con un altro talento presente sul terreno di gioco di Manchester: proprio Robbie Fowler. Al 33esimo sigla il pareggio con una prodezza che unisce qualità, velocità e potenza: dal vertice destro dell’area fa partire un “missile terra-area” di sinistro che non lascia scampo a Schmeichel. Al 53esimo si ripete: lancio millimetrico di Thomas in profondità, spalla-spalla vincente con Gary Neville e tocco sotto al pallone a battere il portierone danese in uscita. Servirà il penalty realizzato proprio da Cantona a ri-stabilire l’equilibrio e a fissare il match sul 2 a 2 finale. Grande spettacolo all’Old Trafford.
Questa la classifica della Premier dopo la decima giornata:
NEWCASTLE 27, MANCHESTER UTD 23, ARSENAL 21, MIDDLESBROUGH 21, LIVERPOOL 20, NOTTINGHAM FOREST 20, ASTON VILLA 17, LEEDS UTD 17, TOTTENHAM 15, CHELSEA 15….
Nel mese di ottobre un’operazione di mercato desta attenzione in tutto il paese: un ragazzino di 22 anni di San Paolo viene acquistato dal Middlesbrough di Bryan Robson per 4,75 milioni di sterline: Osvaldo Giroldo Junior, in arte Juninho. 165 cm di altezza, ma una tecnica e una velocità di esecuzione davvero notevole. I sostenitori dei Boro lo accolgono con striscioni di “welcome” attaccati ai cavalcavia vicini all’aeroporto. Alla sua presentazione al nuovo Riverside Stadium sono presenti circa 20.000 persone: un entusiasmo fuori dal normale che sarà poi ripagato dai risultati in campo.
Formidabile è l’attacco del Newcastle: nelle prime dieci giornate ben 26 gol segnati, di cui 12 siglati dal suo bomber principale, Les Ferdinand. Pagato da Kevin Keegan 6 milioni di sterline, l’attaccante inglese si rivela una vera e propria bomba realizzativa approfittando anche di un fisico statuario. Curiosa la trattativa che lo porta al St James Park: il Queens Park Rangers, sua squadra di provenienza, ha una clausola sul contratto di Ferdinand che comprende la retribuzione di 600,000 sterline da versare, in caso di cessione, al club precedente di “Leslie”, lo Hayes, una squadra di Londra semi-professionistica. Con questi soldi, lo Hayes fa costruire all’interno del suo impianto di gioco una cappella chiamata “Suite Ferdinand”. Dovuta senz’altro, per un calciatore costato all’inizio della sua carriera appena 5.000 sterline dalle giovanili del Southall.
I magpies tengono a distanza il diretto avversario Manchester United di diversi punti per tutto l’inizio di stagione, grazie appunto ad un modo di giocare molto offensivo, ma nello stesso tempo efficace ed equilibrato. L’apoteosi il 21 ottobre 1995 in casa contro il Wimbledon, 6 a 1 finale con un Ferdinand autore di una strepitosa tripletta[4].
Anche l’Arsenal di Rioch non si comporta male. Platt e Bergkamp non fanno rimpiangere i soldi spesi per il loro acquisto, Ian Wright si dimostra, nonostante l’avanzare degli anni, ancora un bomber affidabile e la “back five” composta da Seaman, Dixon, Winterburn, Bould e Adams si rivela una garanzia per il manager ex-Bolton. Il 4 novembre la consistenza dei gunners si vede nel match casalingo con lo United: un gol proprio di Dennis Bergkamp fissa il punteggio sull’1 a 0 dando l’idea di una squadra altamente competitiva.
Questa la classifica della Premier dopo la quindicesima giornata:
NEWCASTLE 38, MANCHESTER UTD 32, ARSENAL 28, ASTON VILLA 27, TOTTENHAM 26, MIDDLESBROUGH 26, LIVERPOOL 24, LEEDS UTD 24, NOTTINGHAM FOREST 24, WEST HAM 20….
E’ il campionato delle coppie-gol: Armstrong-Sheringham per il Tottenham, Collymore-Fowler per il Liverpool, Yorke-Milosevic per l’Aston Villa, Cole-Cantona per il Manchester United, Ferdinand-Kitson per il Newcastle. Insomma gol a grappoli (si rivelerà uno dei campionati con il maggior numero di gol segnati) che portano queste compagini a combattersi i posti di vertice della classifica…
In realtà però, almeno per il primo posto, il Newcastle la fa da padrone fino a Natale. Superata la debacle dello Stamford Bridge con il Chelsea (1 a 0 con gol di Dan Petrescu), i ragazzi di Keegan non si fermano, accumulando punti di vantaggio sullo United.
Manchester che incappa, nel mese di dicembre, in due sconfitte davvero pesantissime: è il 17 dicembre 1995 e si gioca ad Anfield Road con il Liverpool. Questi gli schieramenti: Liverpool – James, Jones, McAteer, Scales, Wright, Harkness, McManaman, Thomas, Barnes, Fowler, Collymore; Manchester United – Schmeichel, Irwin, G.Neville, Pallister, May, Beckham, McClair, Giggs, Sharpe, Cole, Cantona.
40.000 spettatori ad incitare una squadra in realtà dal rendimento molto altalenante, ma di fronte ci sono i rivali di sempre e la Kop si fa sentire. I reds prendono in mano subito la gara approfittando di uno United troppo leggero in mezzo al campo a causa dei forfait di Butt e Keane. Sharpe e McClair non garantiscono filtro e copertura alla propria difesa presa di continuo in infilata dagli scatenati McManaman, Barnes e Thomas. Al 45esimo la partita si sblocca: punizione dai venti metri vicino al vertice sinistro dell’area di rigore del Manchester; Fowler si incarica della battuta e con una bella parabola, con il suo sinistro delizioso, batte uno Schmeichel forse un po’ distratto. I ragazzi di Ferguson sono praticamente inermi, non riuscendo minimamente a reagire allo svantaggio. All’87esimo ancora Fowler raccoglie un assist di McManaman, dribbling al centro dell’area a rientrare sul diretto avversario e appoggio di destro a chiudere una gara in realtà mai in bilico.
La sconfitta di Anfield è davvero pesante per Ferguson che non riesce a ricompattare i suoi e a Leeds una settimana dopo non va certo meglio. Ad Elland Road, i Peacocks di Howard Wilkinson si impongono per 3 a 1 grazie alle reti di McAllister su rigore, Yeboah e Brian Deane. Da sottolineare la stupenda prova del nuovo acquisto Tomas Brolin[5] proveniente dal Parma.
La critica pensa che forse la decisione del manager scozzese di puntare subito su molti dei ragazzi delle giovanili possa pesare in modo decisivo per il proseguo della Season.
La classifica a Natale si presenta così:
NEWCASTLE 45, MANCHESTER UTD 35, LIVERPOOL 34, TOTTENHAM H. 34, MIDDELSBROUGH 33, ASTON VILLA 32, ARSENAL 31, NOTTINGHAM FOREST 28, LEEDS UTD 28, CHELSEA 28…
L’inghilterra calcistica il 27 dicembre si ferma a guardare il big match dell’Old Trafford proprio tra Manchester Utd e Newcastle[6]. Il match è tutto di marca red devils: 2 a 0 secco con reti di Cole (stupenda l’azione e l’assist di Ryan Giggs) e di Roy Keane. Significative le parole di Alex Ferguson nel post-partita: “E’ il giorno della svolta per noi e per il Newcastle”. Risponderà ironicamente Keegan: “Volevamo rendere meno noiosa la Season”.
In realtà, almeno in quel momento, nulla cambierà. Il primo giorno dell’anno lo United si presenta ad affrontare il Tottenham al White Hart Line, convinto di poter continuare l’opera iniziata qualche giorno prima. Questi gli uomini schierati in campo: Tottenham – Walker, Austin, Edimburgh, Calderwood, Campbell, Nethercott, Caskey, Rosenthal, Dumitrescu, Sheringham, Armstrong; Manchester Utd – Schmeichel, Parker, Prunier, P.Neville, G.Neville, Keane, Butt, Giggs, Beckham, Cole, Cantona.
Ferguson non può contare sulla coppia centrale difensiva titolare Bruce-Pallister. Ciò si rivelerà fatale. Gli spurs partono veloci sfiorando più volte il gol e trovandolo al 35esimo con il solito Teddy Sheringham che al centro dell’area raccoglie un pallone proveniente dalla destra e di piatto batte Schmeichel. Un minuto dopo però Andy Cole rimette tutto in parità. Si va all’intervallo con il punteggio di 1 a 1. La ripresa riparte con il botto: al 45 esimo Sol Campbell e al 47esimo Armstrong affossano uno United rientrato dagli spogliatoi troppo molle. Conclude l’opera ancora l’ex attaccante del Crystal Palace fissando al 66esimo il punteggio sul 4 a 1.
Il Manchester rimane così a 7 punti di distacco dai magpies, ma con una partita in più. Incalzato dai giornalisti Ferguson affermerà: “Non era questa la svolta che intendevo quattro giorni fa”. Molti parleranno di un Ferguson terribilmente furioso a fine gara dentro gli spogliatoi.
E in coda?…Questi gli ultimi 8 posti in classifica dopo 21/22 partite:
SHEFFIELD WEDNESDAY 25, WEST HAM 23, WIMBLEDON 21, SOUTHAMPTON 20, COVENTRY CITY 19, MANCHESTER CITY 19, QPR 18, BOLTON 10.
Salta la panchina di Roy McFarland manager del Bolton che a gennaio si dimette in virtù di 6 mesi a dir poco disastrosi per i Wanderers. Numeri spaventosi: 10 punti in 22 partite: 16 sconfitte, 4 pareggi e solo 2 vittorie, 21 gol fatti e 44 subiti. Il ritorno in Premier League dopo ben 15 anni si rivela calcisticamente tragico: una difesa colabrodo che risente soprattutto dell’assenza di Jason McAteer ceduto in estate al Liverpool. La goccia che fa traboccare il vaso è la sconfitta a capodanno contro lo Sheffield Wednesday per 4 a 2 (doppietta di Kovacevic e Hirst per i padroni di casa, Curcic e Taggart per gli Wanderers). McFarland lascia il posto al suo assistente Colin Todd.
Chi delude è anche il City di Alan Ball. Al suo insediamento ad inizio stagione al Maine Road afferma: “Il mio lavoro con i Citizens è l’invidia di molte persone”. Per l’ex leggenda del calcio inglese si rivelerà il tutto ben presto un calice avvelenato. Riesce nell’impresa nelle prime 12 gare di non vincerla neanche una. Nial Quinn e Uwe Rosler non bastano per garantire al city una stagione tranquilla, tutt’altro.
Un colpo di mercato desta attenzione nel febbraio 1996. Kevin Keegan sborsa ben 6,7 milioni di sterline per garantirsi le prestazioni di Faustino “Tino” Asprilla. Il manager dei magpies crede che il colombiano possa definitivamente dare quell’ulteriore contributo di qualità e di gol che possa portare il titolo al St. James Park. L’arrivo dell’ex attaccante del Parma è di quelli che si possono vedere solo in un film: sotto una tempesta di neve si presenta a Newcastle con un pellicciotto marrone stile “uomo delle nevi”. Debutta il 10 febbraio al Riverside Stadium di Middlesbrough entrando al 67esimo dalla panchina. Sotto di un gol i magpies ribaltano la situazione grazie anche al colombiano che al 73esimo dal lato destro dell’area mette a sedere con un doppio dribbling il diretto avversario, servendo un assist al bacio per Steve Watson che di testa sigla l’1 a 1. Completerà l’opera al 77esimo il solito Ferdinand regalando 3 punti pesantissimi ai suoi. Asprilla si rivelerà però da lì a poco un’arma a doppio taglio; più croce che delizia a causa dei suoi comportamenti negativi sia dentro che fuori dal campo. Emblematica la sua espulsione in occasione della gara contro il Manchester City per una gomitata durissima rifilata ad un difensore dei Citizens.
Si arriva a marzo con un terzetto agguerritissimo in vetta: il Newcastle perde terreno a vantaggio dello United e di un Liverpool[7] strepitoso che grazie al suo attacco stellare porta anche il suo manager Roy Evans a vincere nel mese di Dicembre e di Gennaio consecutivamente il premio di “Manager of the Month” (manager del mese).
Dolorosa e significativa è la sconfitta dei Magpies a Londra contro il West Ham. Queste le formazioni a scendere in campo il 21 febbraio ad Upton Park: West Ham – Miklosko, Potts, Bilic, Rieper, Williamson, Rowland, Bishop, Mich.Hughes, Dicks, Cottee, Dowie; Newcastle – Srnicek, Barton, Beresford, Howey, Peacock, Clark, Beardsley, Albert, Gillespie, Asprilla, Ferdinand.
Nel pantano c’è solo una squadra in campo: il West Ham United. La porta di Srnicek è presa d’assalto potendo contare su una maggiore prestanza fisica. Asprilla e Ferdinand sono pressoché evanescenti e gli Hammers ne approfittano prima al 7mo con Williamson e poi a chiudere la gara all’82esimo con il sempreverde Tony Cottee. La squadra di Keegan comincia a scricchiolare.
Il 14 febbraio, Anfield Road, ma in realtà tutto il calcio inglese, piange la scomparsa all’età di 77 anni del leggendario Robert “Bob” Paisley[8]. Storia calcistica del Liverpool sia come calciatore che come manager. Come “player” contribuisce in modo decisivo a far vincere ai Reds il campionato del dopoguerra 46/47 e ne diviene capitano nel 1951. Come braccio destro del manager Bill Shankly vince tre campionati, due Fa Cup e una Coppa Uefa. Ma è proprio da manager, raccogliendo l’eredità di Shankly, che diviene una vera e propria leggenda: in nove anni dal 1974 al 1983 vince 3 coppe dei campioni, 6 campionati nazionali, 3 coppe di Lega, 5 Charity Shield e una Coppa Uefa nella stagione 1975/76. Anfield ha tuttora un ingresso dedicato a lui, proprio di fronte a quello in memoria del suo maestro Shankly. Una malattia tremenda come l’Alzheimer porta via un grandissimo del calcio inglese.
La classifica dopo 27/28 giornate si presenta così:
NEWCASTLE 61, MANCHESTER UTD 57, LIVERPOOL 55, ASTON VILLA 49, TOTTENHAM H. 48, EVERTON 46, ARSENAL 45, CHELSEA 43, NOTTINGHAM FOREST 43, BLACKBURN 42…
Il 4 marzo ’96 l’intera città di Newcastle si ferma per assistere al big-match dell’anno contro il Manchester United. 4 sono i punti di distacco ma gli uomini di Ferguson hanno una partita in più. Un risultato positivo comporterebbe per i magpies la concreta ipoteca della vittoria finale. E’ la partita dei duelli: quella delle coppie d’attacco Cole-Cantona – Ferdinand-Asprilla, l’estro di Giggs opposto alla classe di David Ginola, la geometria di David Batty contro la personalità di Roy Keane. Soprattutto il duello è in panchina tra l’esperienza e la saggezza di Alex Ferguson di fronte all’esuberanza di Keegan. Davanti a 36.584 spettatori e agli ordini del direttore di gara David Elleray, scendono in campo le seguenti formazioni: Newcastle – Srnicek, Barton, Beresford, Howey, Lee, Batty, Beardsley, Albert, Ginola, Asprilla, Ferdinand; Manchester United – Schmeichel, Irwin, Pallister, P.Neville, G.Neville, Keane, Butt, Giggs, Sharpe, Cole, Cantona.
Il Newcastle entra in campo con una grinta e una concentrazione incredibile. Fa la partita sfiorando il gol in molte occasioni con Ferdinand e Asprilla soprattutto. Solo un grande Schmeichel e la traversa salvano i red devils. Keegan in panchina si dispera. Al 51esimo il gelo sul St. James Park: Phil Neville scende sulla sinistra, palla ad Andy Cole al limite dell’area, ottimo movimento e triangolo con lo stesso Neville, cross pennellato al centro e tap-in vincente di Eric Cantona. 0 a 1 per lo United. Da lì il Newcastle non riuscirà più ad avere la forza di reagire allo svantaggio concedendo tre punti decisivi agli uomini di Ferguson. Non poteva non essere “The King” a dare una svolta alla classifica della Premier, come fosse scritto dal giorno del suo ritorno in campo dalla squalifica.
Kevin Keegan, deluso e amareggiato a fine gara, riferendosi anche alle dichiarazioni del post-partita del match d’andata, afferma: “Preferivo una Season più noiosa…”
Un “relativo” sorpasso si concretizza tra il 23 e il 24 marzo. Il Newcastle gioca ad Highbury, contro l’Arsenal, rimediando una rovinosa sconfitta a causa delle reti di Marshall e l’eterno Ian Wright. Il Manchester batte in casa il Tottenham con una rete meravigliosa del solito Eric Cantona. Lo United passa in testa con tre punti di distacco dai magpies ma con due partite in più.
Già il 3 aprile gli uomini di Keegan hanno la possibilità di tornare primi insieme ai red devils sfruttando il match infrasettimanale con il Liverpool. Ma ad Anfield succede qualcosa che con il reale non ha nulla a che fare: Fowler apre le marcature dopo appena due minuti; Ferdinand al decimo e Ginola al 14esimo ribaltano la situazione. Al 55esimo ancora Fowler per il 2 a 2 momentaneo. Faustino Asprilla al 57esimo riporta in vantaggio i suoi. Al 68esimo però Stan Collymore gela di nuovo i sostenitori dei magpies portando il match sul 3 a 3. Al 90esimo l’apoteosi, Barnes chiude un triangolo perfetto al limite dell’area con Fowler, allarga sulla sinistra ancora per Collymore che entra in area e con un tiro secco mancino batte Srnicek abbracciando l’intera Kop in delirio. 4 a 3 finale con Keegan che cade in una disperazione miserabile.
Nei bassifondi della classifica intanto il Bolton, come nelle previsioni, retrocede con qualche giornata d’anticipo nonostante il buon rendimento da febbraio a maggio. Con la media punti accumulata dal suo nuovo manager Colin Todd, i Wanderers sarebbero finiti al 14esimo posto.
Anche il Queens Park Rangers saluta la Premier dopo ben 13 anni. Un giocatore non fa una squadra, ma forse in questo caso sì. La perdita di Les Ferdinand si è rivelata troppo pesante per un club destinato a lottare per non retrocedere. Gallen e DiChio[9] hanno provato, invano, a non far rimpiangere il forte attaccante inglese. Anche l’eccellente rendimento di Trevor Sinclair non è bastato al player-manager Ray Wilkins ad evitare la retrocessione in First Division.
Al cardiopalma è invece la lotta per evitare il terz’ultimo posto della classifica. Coventry, Southampton e Manchester City si ritrovano prima dell’ultima giornata appaiate a 37 punti con le prime due avanti però come miglior differenza reti. I citizens affrontano al Maine Road il Liverpool e non va come sperato: prima un’autorete di Steve Lomas, poi il gol di Ian Rush non fa altro che annullare le speranze degli uomini di Alan Ball. Il city prova a reagire raggiungendo i reds sul 2 a 2 con i gol di Rosler e Symons. Null’altro però e l’altra parte di Manchester, quella calcisticamente più debole, non fa altro che rassegnarsi ad una retrocessione davvero inaspettata.
Per il titolo invece maggio è decisivo. La situazione vede il Manchester United capolista con 79 punti su 37 gare disputate. Il Newcastle 76 punti su 36 giocate. Il 2 maggio i magpies possono raggiungere i red devils vincendo a Nottingham, ma con la condizione di segnare il più possibile per compensare una differenza reti che li vede in svantaggio (+35 United/+29 Newcastle). L’ 1 a 1 finale però non fa altro che svanire un sogno che fino a qualche tempo prima era più che una possibilità. La vittoria tre giorni dopo del Manchester a Middlesbrough per 3 a 0 (reti di May, Cole e Giggs) e il contemporaneo pareggio dei ragazzi di Keegan contro gli Spurs per 1 a 1, decreta la supremazia definitiva dei red devils. Un altro titolo, il terzo nelle ultime quattro stagioni.
La vittoria, una settimana dopo, anche nella finale di Fa Cup contro il Liverpool per 1 a 0 (ancora decisiva la rete di Cantona premiato come Player of the Year), non fa altro che sottolineare il meraviglioso lavoro di Alex Ferguson. Intelligente, quanto vincente è la decisione di ringiovanire una squadra arrivata forse un po’ logora l’anno precedente. Butt, Scholes, i fratelli Neville, Beckham dal vivaio, ma anche l’acquisto di Cole in attacco ha dato nuova linfa ad una squadra che sarebbe senz’altro svanita in un vecchiume demotivato destinato alla fine. La prima squadra nella storia del calcio inglese a vincere per due volte il “double”.
Questa la classifica finale:
MANCHESTER UTD 82, NEWCASTLE 78, LIVERPOOL 71, ASTON VILLA 63, ARSENAL 63, EVERTON 61, BLACKBURN 61, TOTTENHAM H. 61, NOTTINGHAM FOREST 58, WEST HAM UNITED 51, CHELSEA 50, MIDDLESBROUGH 43, LEEDS UNITED 43, WIMBLEDON 41, SHEFFIELD WEDNESDAY 40, COVENTRY CITY 38, SOUTHAMPTON 38, MANCHESTER CITY 38, QPR 33, BOLTON 29.
Questa la classifica marcatori:
Shearer 31 (Blackburn), Fowler 28 (Liverpool), Ferdinand 25 (Newcastle), Yorke 17 (Aston Villa).
[1]In Inghilterra si svolge la decima edizione degli Europei. Lo slogan che accompagna la manifestazione è: “Football Come Home”, “Il calcio torna a casa”. Molte saranno le novità come la partecipazione per la prima volta alla fase finale di 16 squadre e l’introduzione del golden goal: durante i tempi supplementari il primo gol (“gol d’oro”) segnato decreta la fine della gara.
[2]Dopo il rapporto Taylor, l’Ayresome Park, casa dei boro ha bisogno di una ristrutturazione consistente. La sua collocazione però in una zona residenziale non permette uno sviluppo importante, che può raggiungere al massimo soltanto i 20000 posti. La società vuole un impianto più grande e grazie alla Taylor Woodrow Construction nasce il nuovo Riverside Stadium. Ci vorranno per completarlo 16 milioni di sterline e 32 settimane di lavoro.
[3]Gran colpo per lo Sheffield Wednesday che si assicura per 1,5 milioni di sterline il fantasista belga. Proviene dall’Anderlecht con il quale in 170 partite segna 66 gol, vincendo tre campionati nazionali di fila. L’impatto però con la Premier non è dei migliori: un campionato forse troppo fisico per un giocatore tecnicamente straordinario, ma con un carattere troppo timido. Rimarrà una sola stagione per accasarsi poi al PSV.
[4]Incredibile il cammino dei magpies nei primi 3 mesi: in 19 gare, i ragazzi di Keegan producono 14 vittorie, 3 pareggi e 2 sconfitte con ben 40 gol segnati. Il Newcastle lancia definitamene la sfida al Manchester United.
[5]Con Brolin il Leeds aumenta notevolmente di qualità. Il problema per il centrocampista offensivo svedese è la tenuta fisica resa molto fragile dopo l’infortunio gravissimo subito il 16 novembre 1994: allo Stadio Rasunda di Stoccolma si rompe il piede giocando una partita con la nazionale svedese di qualificazione per Euro96. Non si riprenderà mai più completamente. Sarà una stagione travagliata non solo a livello atletico, ma anche per il suo rapporto conflittuale con il manager Howard Wilkinson.
[6]La vigilia della gara non è delle più tranquille. In un live in TV Ferguson e Keegan inveiscono l’uno contro l’altro scambiandosi continue provocazioni. La storia poi continuerà anche nel post-partita.
[7]In inverno i reds mettono a segno una serie di risultati positivi candidandosi alla vittoria finale della Premier. Il 2 a 0 casalingo contro lo United con doppietta di Fowler, il 3 a 1 contro l’Arsenal con tripletta del solito Fowler, il 5 a 0 al Leeds, la meravigliosa vittoria al Villa Park contro i villans per 2 a 0, le vittorie in trasferta contro il QPR e il Blackburn caratterizzano il cammino del Liverpool che si ritrova a ridosso delle due capoliste, Manchester United e Newcastle.
[8]Bob Paisley ha anche un posto d’onore nella Hall of Fame del Museo Nazionale del Calcio a Preston, nel cui discorso inaugurale viene citato con menzione d’onore per il suo contributo al gioco del calcio come allenatore.
[9]La sostituzione di Les Ferdinand è pesante, ma Danny DiChio ha l’ooportunità di farsi notare al pubblico della Premier. Segnerà 10 gol in campionato formando una discreta coppia con Kevin Gallen. Il suo buon rendimento non permette la salvezza del QPR, ma lo porta ad affrontare altre esperienze come quella in Italia con la Sampdoria.