Storia della Premier League: stagione 1997/98

Premier Leaguea cura di Mariano Vitale

Stagione 1997/98: attacco al Manchester United. Non può essere diversamente visto lo strapotere tecnico, tattico e gestionale del team di Alex Ferguson. Le rivali sono agguerrite: dall’Arsenal al Chelsea, dal Liverpool al Newcastle, tutti promettono battaglia. Tra l’altro lo United dopo 4 anni di successi non avrà più nelle proprie file il suo uomo di maggior personalità e classe: Eric Cantona[1]. Il talento francese dichiara il suo addio al calcio in seguito all’eliminazione dei red devils in semifinale di Champions da parte del Borussia Dortmund l’anno precedente.

Bolton, Barnsley e Crystal Palace salgono dalla First Division. I wanderers dominano la stagione tornando dopo appena un anno di purgatorio in Premier totalizzando la bellezza di 98 punti, trascinati dall’attaccante scozzese John McGinlay autore di 24 reti. Splendido il lavoro di Colin Todd successore di Roy McFarland l’anno precedente. Il Bolton può esordire nel nuovo stadio[2] con il ritorno sul palcoscenico calcistico più importante. Il Crystal Palace sale nella divisione maggiore grazie alla vittoria nella finale play-off contro lo Sheffield United, ma soprattutto per merito del gol all’89esimo siglato dalla sua stella David Hopkin. Anche in questo caso ottimo il lavoro del manager Steve Coppell subentrato a febbraio a Dave Bassett[3]. La sorpresa è rappresentata nel vero senso della parola dal Barnsley: il ritorno dopo 108 anni in Premier è davvero clamoroso. Stupefacente la cavalcata dei tykes: 80 i punti totalizzati che permettono il raggiungimento del secondo posto in First Division e una promozione davvero insperata ad inizio stagione. La sconfitta all’ultimo turno per 5 a 0 contro l’Oxford non intacca una festa che durerà per ben due giorni con la squadra in sfilata sull’open-bus per tutta la città.

Diversamente dalla stagione passata, la campagna trasferimenti non è ugualmente scoppiettante. Il colpo è sicuramente del Manchester United con l’acquisto dal Tottenham per 3,5 milioni di sterline di Teddy Sheringham. Pesante sarà l’eredità dell’attaccante inglese, che dovrà in qualche modo far dimenticare Eric Cantona. Alex Ferguson ritocca anche la difesa prelevando dal Blackburn il difensore norvegese Henning Berg. Paul Ince ritorna in Premier passando dall’Inter al Liverpool per 4,2 milioni di sterline; i reds acquistano anche dal Crewe Alexandra un giovane centrocampista di belle speranze, Danny Murphy, per 3 milioni di sterline. Il Tottenham rinnova completamente il proprio attacco acquistando dal Newcastle[4], David Ginola e Les Ferdinand per un totale di 8 milioni di sterline. Graeme Le Saux[5] torna al Chelsea dopo quattro anni di Blackburn per 5 milioni di sterline, uno degli acquisti più onerosi per un difensore inglese. Il Crystal Palace parla italiano acquistando dalla Juventus, Attilio Lombardo e Michele Padovano, dopo aver ceduto al Leeds il suo uomo migliore della stagione precedente, David Hopkin per ben 3,25 milioni di sterline.

Henning Berg

Henning Berg

Queste le squadre protagoniste della Premier League 1997/98:

Arsenal, Aston Villa, Barnsley, Blackburn Rovers, Bolton Wanderers, Chelsea, Coventry City, Crystal Palace, Derby County, Everton, Leeds United, Leicester City, Liverpool, Manchester United, Newcastle United, Sheffield Wednesday, Southampton, Tottenham, West Ham United, Wimbledon.

L’apertura della stagione è come di solito a Wembley in occasione della Charity Shield. In campo Manchester United e Chelsea. 1 a 1 il risultato dopo i novanta minuti con gol prima dell’ex Mark Hughes, poi il pareggio per lo United di Ronny Johnsen. Ai rigori la spunta la squadra di Alex Ferguson per 4 a 2 a causa degli errori per i blues di Sinclair e Di Matteo. Lo “scudo” ritorna nella bacheca dell’Old Trafford.

La Premier League 1997/98 si apre il 9 agosto 1997. Il debutto del Barnsley non è dei migliori vista la sconfitta interna contro il West Ham. I neopromossi vanno in vantaggio al nono con Neil Redfearn, per poi essere raggiunti e sorpassati dai gol al 53esimo di John Hartson e al 76esimo del giovane e promettentissimo centrocampista Frank Lampard[6]. Clamorosa anche la debacle del Chelsea in casa del Coventry per 3 a 2. Agli onori della cronaca uno strepitoso Dion Dublin autore di una formidabile tripletta. Sinclair e il norvegese Tore-Andre Flo per i blues.

Dion Dublin

Dion Dublin

Il big-match della prima giornata si gioca al White Hart Lane tra Tottenham e Manchester United. Queste gli schieramenti in campo agli ordini del direttore di gara Graham Poll: Tottenham – Walker, Carr, Edimburgh, Howells, Vega, Campbell, Nielsen, Clemence, Ginola, Ferdinand, Iversen; Manchester United – Schmeichel, Irwin, P.Neville, Johnsen, Bruce, Butt, Keane, Scholes, Giggs, Crujff, Sheringham.

Ginola e Ferdinand cercano di entusiasmare il pubblico del nord di Londra andando vicino al gol in un paio d’occasioni. Bravo Schmeichel ad allontanare la minaccia. Lo United riparte bene in contropiede sfruttando la velocità di Ryan Giggs e gli inserimenti di Scholes. La gara è abbastanza equilibrata e quando tutto sembra volgere verso lo 0 a 0, succede l’imponderabile. Gli ultimi dieci minuti sono decisivi, in negativo, per gli spurs che subiscono prima all’81esimo il gol dello svantaggio con un’autorete del difensore svizzero Ramon Vega. Poi appena un minuto dopo il 2 a 0 decisivo con Nicky Butt. Esordio amaro per la squadra di Gerry Francis, preludio ad un inizio di stagione davvero difficile.

Questi i risultati alla prima giornata di Premier:

Barnsley – West Ham United 1-2, Blackburn – Derby County 1-0, Coventry – Chelsea 3-2, Everton – Crystal Palace 1-2, Leeds Utd – Arsenal 1-1, Leicester – Aston Villa 1-0, Newcastle – Sheffield Wednesday 2-1, Southampton – Bolton 0-1, Winbledon – Liverpool 1-1, Tottenham – Manchester Utd 0-2.

Grande inizio di stagione del Leicester City di Martin O’Neill[7]. Il manager nord-irlandese allestisce una squadra molto affidabile: in difesa ottimo il rendimento del capitano e vice capitano, rispettivamente Steve Walsh e Matt Elliot, quest’ultimo tra l’altro molto presente anche in zona gol. Muzzy Izzet, Steve Guppy e Neil Lennon arricchiscono di qualità e quantità un centrocampo molto interessante e in attacco da tenere d’occhio è un giovanotto non male…Emile Heskey[8]. Storica ed esaltante la vittoria ad Anfield nella seconda giornata di Premier, il 13 agosto 1997. 2 a 1 il risultato finale con le reti al primo minuto di Elliott e all’83esimo di Fenton, Ince per i reds.

Emile Heskey

Emile Heskey

Al vertice della classifica grande battaglia con Manchester United, Arsenal, Blackburn e Chelsea tra le protagoniste. I red devils non mancano all’appuntamento con Sheringham e Beckham autentici trascinatori. Il Blackburn può godere di un attacco travolgente: nelle prime dieci gare Chris Sutton segna addirittura 9 reti e Kevin Gallacher 5. Emblematico è il 7 a 2 dei rovers sullo Sheffield Wednesday alla quarta giornata con i due attaccanti autori entrambi di una doppietta. Il Chelsea[9] è una squadra più europea che britannica: Ruud Gullit in sede di mercato acquista molto dall’estero come il portiere Ed De Goey dal Feyenoord, il centrocampista uruguagio Gustavo Poyet dal Real Saragozza da aggiungere ai vari Zola, Vialli, Flo, Di Matteo e Frank Leboeuf. Una squadra molto equilibrata che abbina qualità e quantità. La partenza è molto positiva, vedi il 6 a 0 a Barnsley, il pareggio all’Old Trafford per 2 a 2, la vittoria al Selhurst Park con il Crystal Palace per 3 a 0 con gol di Hughes, Leboeuf e Graeme Le Saux. Insomma un rendimento positivo costante che porta i blues a credere al titolo.

E infine l’Arsenal[10] di Arsene Wenger: per il manager francese è la prima vera piena stagione con i gunners (l’anno precedente si insedia a metà settembre non potendo pianificare il mercato), creando una squadra a sua immagine e somiglianza. Mantiene la vecchia guardia in difesa con la linea Dixon-Adams-Bould-Winterburn, a centrocampo crea una accoppiata centrale Vieira-Petit fisica e di qualità, con ai lati la velocità e il tatticismo della giovane ala olandese Overmars e di Ray Parlour. In attacco il talento di Bergkamp e la capacità realizzativa dell’intramontabile Ian Wright, ai quali si aggiunge l’estro e l’esuberanza di un giovane attaccante francese: Nicolas Anelka.

Nicolas Anelka

Nicolas Anelka

Il 21 settembre proprio Chelsea e Arsenal si scontrano a Stamford Bridge in una gara dal sapore di titolo. Queste le formazioni in campo: Chelsea – De Goey, Petrescu, Le Saux, Duberry, Leboeuf, Wise, Poyet, Di Matteo, P.Hughes, Zola, Vialli; Arsenal – Seaman, Dixon, Winterburn, Adams, Bould, Parlour, Vieira, Petit, Overmars, Bergkamp, Wright.

La partita è entusiasmante: il Chelsea fa la gara anche se l’Arsenal tiene bene in difesa. Non ci sono occasioni clamorose fino al 40esimo del primo tempo quando su un angolo sulla destra, Dan Petrescu scodella al centro una palla che Duberry appoggia di testa a Poyet che da un metro infila in rete. 1 a 0 per i padroni di casa ed esplosione di gioia dello Stamford Bridge. Passano solo cinque minuti, quando su un fraseggio tra Vieira e Wright, la palla arriva a Dennis Bergkamp che da solo davanti a De Goey lo batte con un preciso piatto destro. Si va negli spogliatoi sul punteggio di 1 a 1. La ripresa è meravigliosamente vivace: i gunners con Overmars e Parlour mettono in difficoltà sugli esterni i blues che capitolano al 59esimo…Pasticciaccio in difesa con una palla a campanile al limite dell’area che finisce sui piedi fantastici ancora di Bergkamp che con un tiro al volo preciso batte ancora il connazionale portiere del Chelsea. Un minuto dopo Zola raccoglie un assist al bacio di Paul Hughes e a porta vuota sigla il 2 a 2. I ragazzi di Gullit provano a vincere la gara andando vicino al gol prima con Mark Hughes di testa, poi ancora con il talento sardo che impegna Seaman in tuffo. E quando il match sembra destinato al pareggio una bomba di sinistro da venticinque metri di Winterburn fa esplodere i numerosi tifosi dei gunners accorsi allo Stamford Bridge fissando il risultato sul 3 a 2. Una dimostrazione di forza dell’Arsenal e di un ottimo manager come Arsene Wenger.

Nigel Winterburn

Nigel Winterburn

La classifica dopo 10 giornate si presenta così:

ARSENAL 22, MANCHESTER UTD 21, BLACKBURN 19, LEICESTER CITY 18, CHELSEA 16, NEWCASTLE 15, LIVERPOOL 15, DERBY COUNTY 15, LEEDS UTD 14, WEST HAM UNITED 13…

L’inizio di stagione non si rivela molto esaltante per il Liverpool di Roy Evans. I risultati sono altalenanti, qualche buona vittoria come quella a Leeds per 2 a 0 e con l’Aston Villa in casa per 3 a 0 non compensano totalmente le delusioni derivanti dalla sconfitta casalinga contro il Leicester o quella nel derby con l’Everton. Il manager inglese fatica a trovare il bandolo della matassa e difficili sono gli inserimenti di Ince e Karl-Heinz Riedle, proveniente dal Borussia Dortmund. La notizia però ad Anfield è la presenza nei reds in pianta stabile di un giovanissimo attaccante di grande talento: Michael Owen[11]. Il suo debutto avviene la stagione precedente, il 6 maggio ‘97 contro il Wimbledon, ma è in questa season che Owen si farà conoscere al pubblico calcistico inglese.

Disastrosi i rendimenti di Barnsley e Southampton. I primi faticano a trovare il giusto impatto con la Premier: la linea difensiva formata da Thompson, Shirtliff, De Zeeuw e Moses è pressoché disastrosa e il manager Danny Wilson non riesce a correre ai ripari. Dopo la vittoria illusoria alla seconda di campionato in casa del Crystal Palace, i tykes incorrono in sconfitte molto pesanti: 0-6[12] in casa contro il Chelsea, 4 a 1 ad Highbury con l’Arsenal, 4 a 2 al Goodison Park con l’Everton, 4 a 1 contro il Wimbledon, 0-2 in casa con il Leicester City, 5 a 0 ancora con i gunners, 7 a 0[13] all’Old Trafford con il Manchester United…una serie di tonfi clamorosi che ne pregiudicano già nei primi mesi un andamento in campionato non all’altezza. Anche i saints deludono molto nei primi due mesi: fino a Natale solo tribolazioni per Le Tissier e compagni…in 20 gare solo 5 vittorie e tanta amarezza, in virtù anche di un potenziale tecnico che al via della stagione sembra essere di tutt’altro spessore.

Danny Wilson

Danny Wilson

Sorprendono in positivo il Leeds United e il Derby County assestandosi in classifica in zona Europa. I peacocks sono ben allenati da un George Graham ritornato alla ribalta dopo il fattaccio ai tempi di Highbury. Il talento dell’australiano Harry Kewell, la fisicità in difesa di Lucas Radebe, la velocità di Rod Wallace, ma soprattutto la presenza sotto rete del nuovo acquisto Jimmy Floyd Hasselbaink contribuiscono al raggiungimento di ottimi risultati in Premier. Meraviglioso anche il lavoro di Jim Smith con il Derby County: la squadra onora il nuovo stadio[14] giocando un calcio molto brillante basato sulla velocità e sulla tecnica. Non peraltro la presenza di gente come Francesco Baiano, Aljosja Asanovic, Dean Sturridge, Paul Wanchope ne è la conferma. La vittoria a Pride Park per 3 a 0 il primo di novembre contro l’Arsenal sa quasi di fiabesco.

Le due squadre danno spettacolo l’8 novembre 1997 a Elland Road. In campo si affrontano questi 22: Leeds United – Martyn, Kelly, Haaland, Radebe, Robertson, Maybury, Wetherall, Bruno Ribeiro, Kewell, Wallace, Hopkin; Derby County – Poom, Carbon, Laursen, Rowett, Chris Powell, Carsley, Dailly, Asanovic, Darryl Powell, Sturridge, Baiano.

Si comincia col botto…soprattutto per quel che riguarda Nigel Martyn. L’estremo difensore si rende protagonista in negativo nei primi minuti prima con un goffo intervento su una palla a campanile sotto la traversa non trattenuta, con Sturridge che ringrazia e mette in rete, poi con un’uscita spericolata quanto inefficace al vertice dell’area di rigore con ancora Sturridge che approfitta segnando il raddoppio. Dopo appena undici minuti gli ospiti sono già in vantaggio di due gol. I peacocks sono letteralmente in balia degli avversari che al 33esimo triplicano clamorosamente con Asanovic su penalty. Da questo momento tutto un altro match: l’Elland Road spinge i propri beniamini verso una rimonta alquanto insperata. Al 37esimo Wallace raccoglie un tiro sporco dalla sinistra e con la punta del piede batte Mart Poom riaprendo la gara. Appena tre minuti dopo e il sinistro magico di Kewell colpisce con un tiro al volo da posizione quasi impossibile fissando il punteggio sul 2 a 3. Il Leeds va vicino al pareggio allo scadere del primo tempo con Haaland che a porta vuota a botta sicura batte a rete, ma solo un intervento tempestivo di Chris Powell sulla riga evita il peggio. Nel secondo tempo assalto a “fort-apache” dei padroni di casa che cercano in ogni modo di raggiungere il pareggio. Parità che arriva a cinque minuti dalla scadere del tempo regolamentare. Angolo di Kelly, palla scodellata in area toccata di mano da Laursen con l’arbitro Barry che decreta il calcio di rigore: Jimmy Floyd Hasselbaink si presenta sul dischetto e con un tiro secco all’angolo batte Poom. Al 90esimo l’imponderabile: ancora Hasselbaink sulla destra, affondo sul lato sinistro dell’area di rigore, palla ad uscire sulla quale si avventa un giovanissimo Lee Bowyer, subentrato a Maybury, che di sinistro spara in rete facendo esplodere l’Elland Road. 4 a 3 il risultato finale, incredibile pensarlo dopo il 3 a 0 del Derby County al 33esimo del primo tempo[15].

Jimmy Floyd Hasselbaink

Jimmy Floyd Hasselbaink

Rimanendo sempre all’Elland Road, il 6 dicembre Leeds piange uno dei suoi giocatori storici più importanti. A causa di un infarto muore a 54 anni Billy Bremner[16]. Il centrocampista scozzese gioca per 18 anni, dal 1959 al 1976, con la maglia dei peacocks vincendo 2 campionati nazionali, 3 coppe di Lega, 1 Fa Cup, 1 Coppa delle Coppe e 1 Coppa Uefa. Fa parte del Leeds di Don Revie, quello vincente e di forte personalità del quale diviene anche il capitano. Giocatore combattivo e generoso, diventa presto il simbolo dell’Elland Road e della nazionale scozzese. Addirittura nell’inno del Leeds United c’è un versetto che recita: “Little Billy Bremner is the captain of the crew. For the sake of Leeds United he would break himself in two. His hair is red and fuzzy and his body’s black and blue. As Leeds go marching on” (“Il piccolo Billy Bremner è il capitano del gruppo. Per la causa del Leeds si potrebbe spezzare in due. I suoi capelli sono rossi e confusi, il suo corpo nero e blu. Come il Leeds vai marciando…”)

Al vertice della classifica altalenante il rendimento invernale dell’Arsenal. Nonostante le buonissime prestazioni come quella in casa contro il Manchester United vinta per 3 a 2 con gol di Anelka, Vieira e Platt, doppietta di Sheringham per i red devils o quella sempre ad Highbury contro il Chelsea vinta per 2 a 0 (doppietta inaspettata del giovane Stephen Hughes), i gunners non riescono a tenere il passo delle altre compagini in vetta alla classifica. Proprio lo United la fa da padrone facendo il vuoto dietro di sè, con Blackburn, Chelsea, Liverpool e Leeds che completano la top five.

Ottimo il rendimento dei rovers trascinati da un attacco formidabile: Sutton, Gallacher, Ripley, Wilcox e il giovanissimo irlandese Damian Duff costituiscono per il manager Roy Hodgson una vera certezza. La vittoria ad Highbury con l’Arsenal per 3 a 1[17] ne è la perfetta dimostrazione. Anche il Chelsea di Ruud Gullit va a gonfie vele. Una squadra equilibrata, ma capace di segnare molti gol grazie soprattutto all’estro di Gianfranco Zola e alla capacità realizzativa di Vialli e Flo. La gara del White Hart Line contro il Tottenham vinta per 6 a 1[18] poco prima di Natale ne testimonia l’ottimo lavoro del manager olandese.

Damian Duff

Damian Duff

Questa la classifica completa dopo 21 turni:

MANCHESTER UNITED 46, BLACKBURN 41, CHELSEA 39, LIVERPOOL 37, LEEDS UNITED 35, ARSENAL 34, DERBY COUNTY 32, WEST HAM UNITED 31, LEICESTER CITY 28, NEWCASTLE 26, ASTON VILLA 26, WIMBLEDON 24, SOUTHAMPTON 24, SHEFFIELD W. 23, CRYSTAL PALACE 23, COVENTRY 23, EVERTON 23, BOLTON 22, TOTTENHAM 20, BARNSLEY 18.

Le grandi deluse sono Tottenham e Everton. Per gli spurs sono tempi bui: il fallimento nella campagna acquisti si rivela fatale per Gerry Francis che viene licenziato a novembre a favore del manager svizzero Christian Gross. Ginola e Ferdinand non incidono e addirittura per evitare una eventuale, quanto clamorosa, retrocessione viene richiamato Jurgen Klinsmann. Come già citata precedemente, la gara contro il Chelsea persa per 6 a 1, ma anche le pesanti sconfitte contro il Coventry per 4 a 0, quella ad Anfield con il Liverpool sempre per 4 a 0, quella con l’Aston Villa per 4 a 1 rendono l’ambiente del White Hart Line molto elettrizzante. Delicata è anche la situazione dei toffees con il manager Howard Kendall in netta difficoltà. La situazione al Goodison Park non è delle migliori: il club non vive un periodo di grande stabilità economica, confermato anche dal chairman Peter Johnson. Il manager di Preston fa quello che può con il materiale che ha a disposizione…non molto a dire la verità. Ci si aggrappa ai gol di Duncan Ferguson e alle geometrie di Don Hutchinson, ma l’Everton faticherà molto fino a fine stagione.

Don Hutchinson

Don Hutchinson

Mentre il Chelsea, nonostante l’ottimo rendimento, licenzia Ruud Gullit[19], a marzo c’è uno snodo importante al vertice della classifica. Il Manchester sembra destinato a vincere l’ennesimo titolo, ma il 14 marzo 1998 all’Old Trafford, la squadra di Ferguson affronta l’Arsenal in una gara che potrebbe chiudere i giochi vista la differenza tra le due squadre di 9 punti, anche se i gunners con tre gare in meno. Queste le formazioni agli ordini del direttore di gara Alan Wilkie: Manchester United – Schmeichel, Irwin, G.Neville, Johnsen, Berg, P.Neville, Beckham, Scholes, Curtis, Sheringham, Cole; Arsenal – Manninger, Dixon, Winterburn, Adams, Keown, Vieira, Petit, Parlour, Overmars, Wreh, Bergkamp.

Arsene Wenger conferma nella formazione titolare due giocatori risultati decisivi soprattutto nella gara di tre giorni prima contro il Wimbledon vinta per 1 a 0: Manniger in porta autore di parate straordinarie e in attacco Christopher Wreh autore del gol decisivo. Ferguson paga invece molte assenze pesanti tra cui Roy Keane e Ryan Giggs. La gara è scoppiettante con i gunners subito vicini al gol con Marc Overmars che lanciato splendidamente da Bergkamp in profondità supera Schmeichel, ma da posizione troppo defilata sfiora il palo. Rispondono i red devils qualche minuto dopo con Teddy Sheringham che raccoglie un tiro respinto di Cole e da solo davanti a Manninger si fa ipnotizzare dal portiere austriaco. Alla mezz’ora ancora l’ala olandese, fortemente ispirata, crea il panico all’interno della difesa di casa con un dribbling secco e tiro di esterno che finisce di poco fuori. Continui cambi di fronte a testimoniare una gara veramente entusiasmante: su un angolo per l’Arsenal, Schmeichel blocca in uscita e con un perfetto rinvio pesca Andy Cole diretto a tu per tu davanti a Manninger che ancora una volta si esalta bloccando l’attaccante inglese. Si va negli spogliatoi sul punteggio fissato sullo 0 a 0. Il secondo tempo regna soprattutto la paura e non ci sono particolari emozioni. Anelka sostituisce al 66esimo Wreh e risulterà decisivo. Infatti al 79esimo su un lancio lungo, proprio l’attaccante francese di testa “spizza” la palla a favore di Overmars che davanti a Schmeichel lo beffa con un perfetto diagonale di sinistro. Wilkie fischia la fine della partita con i gunners in festa, consapevoli di aver conseguito un’impresa che potrebbe risultare decisiva al termine della stagione[20].

Da qui in poi la cavalcata dei gunners è straordinaria: 8 vittorie consecutive con Sheffield Wednesday, Bolton, Newcastle, Blackburn, Wimbledon, Barnsley, Derby County e Everton. Anche il Manchester United non è da meno ma i pareggi casalinghi con un buonissimo Liverpool e contro il Newcastle, entrambi per 1 a 1, ne frenano le possibilità di conquista del titolo.

Marc Overmars

Marc Overmars

Questa è la classifica prima della gara decisiva per la conquista della Premier:

ARSENAL 75 (35 G.), MANCHESTER UTD 71 (36 G.), LIVERPOOL 62 (35 G.), CHELSEA 60 (36 G.), LEEDS UNITED 60 (36 G.)…

I gunners possono festeggiare la conquista del titolo battendo in casa l’Everton il 3 maggio 1998. Tutto ciò non si fa attendere: quaterna dei ragazzi di Wenger con gol di Overmars (2), Adams e un’autorete di Bilic. Il Manchester anche vince in casa con il Leeds per 3 a 0 ma la festa ha sede ad Highbury.

L’Arsenal vince il titolo dopo sette anni. Il lavoro del manager francese sa di capolavoro: dopo appena un anno dal suo insediamento a Londra sa plasmare una squadra mantenendo l’esperienza in difesa e rinnovando il centrocampo e l’attacco con innesti di grandissima qualità, come Vieira, Petit, Overmars, Bergkamp e Anelka. Tra l’altro Wenger sarà il primo manager non britannico a vincere il campionato inglese. La conquista della Premier si impreziosisce con il double che l’Arsenal conquista vincendo la Fa Cup in finale contro il Newcastle[21].

In coda disastrosi Crystal Palace e Barnsley. Gli eagles segnano poco e subiscono molto e soprattutto da dicembre collezionano una serie di risultati negativi che li vede sprofondare nei bassifondi della classifica. Anche in panchina succede il finimondo: Steve Coppell lascia la squadra a marzo, sostituito come player-manager da Lombardo e Brolin, a loro volta poi rimpiazzati da Ray Lewington. Il Crystal Palace segnerà il record negativo di vincere solo due partite casalinghe in tutta la stagione in Premier…Un andamento catastrofico[22]. Anche per il Barnsley non c’è nulla da fare: una realtà ancora non in grado di poter affrontare un campionato oramai divenuto ad alto livello.

Attilio Lombardo e Thomas Brolin

Attilio Lombardo e Thomas Brolin

Avvincente è la sfida per evitare la retrocessione tra il deludente Everton e il Bolton di Colin Todd. A due giornate dalla fine i toffees sono due punti avanti rispetto ai wanderers. Mentre i primi sprofondano ad Highbury, i ragazzi di Todd rifilano cinque reti proprio al Crystal Palace[23] ipotecando la salvezza.

Ma nell’ultima giornata si concretizza il dramma sportivo per gli wanderers. A Londra contro il Chelsea c’è la sconfitta per 2 a 0 con gol di Vialli e Morris. L’Everton pareggiando in casa con il Coventry per 1 a 1 con gol di Farrelly e Dublin, raggiunge il Bolton in classifica a 40 punti. Per la migliore differenza reti però i toffees si salvano evitando una retrocessione che sarebbe stata catastrofica per il club del Goodison Park.

Questa la classifica definitiva della Premier 1997/98:

ARSENAL 78, MANCHESTER UTD 77, LIVERPOOL 65, CHELSEA 63, LEEDS UNITED 59, BLACKBURN 58, ASTON VILLA 57, WEST HAM 56, DERBY COUNTY 55, LEICESTER CITY 53, COVENTRY 52, SOUTHAMPTON 48, SHEFFIELD W. 44, NEWCASTLE 44, WIMBLEDON 44, TOTTENHAM H. 44, EVERTON 40, BOLTON 40, BARNSLEY 35, CRYSTAL PALACE 33.

Questa la classifica marcatori:

Dublin 18 (Coventry), Sutton 18 (Blackburn), Owen 18 (Liverpool), Bergkamp 16 (Arsenal), Gallacher16 (Blackburn), Hasselbaink16 (Leeds United).


[1]Per spiegare quello che è Eric Cantona per il calcio, soprattutto quello inglese, non basterebbe un enciclopedia: dentro e fuori dal campo un personaggio insuperabile. 64 gol in 143 partite, 4 Premier vinte in 5 anni di United e 2 Fa Cup in bacheca. Si rivela il centro di un passaggio tecnico generazionale del Manchester importantissimo: prima con McClair e Hughes, poi con Cole, Beckham, Giggs e Scholes rappresenta il collante che permette ad Alex Ferguson di rinnovare la squadra continuando ad avere innumerevoli successi sportivi. Quando annuncia il suo ritiro a soli trent’anni, un brivido si avverte all’Old Trafford: gioca la sua ultima partita ufficiale con i red devils l’11 maggio 1997 contro il West Ham, ma la sua gara d’addio è un’amichevole di beneficenza ad Highfield Park contro il Coventry nella quale Cantona segna anche una doppietta. Nel 2004 affermerà: “Sono molto orgoglioso che i tifosi ancora cantino il mio nome allo stadio, ma ho paura che un domani loro si fermino. Ho paura perché lo amo. E ogni cosa che ami hai paura di perderla”.

[2]Il Reebok Stadium…Così si chiama il nuovo impianto del Bolton contentente quasi 29000 spettatori. Fa seguito anche questa costruzione al rapporto Taylor, anche se inizialmente viene con difficoltà approvata dai tifosi dei Wanderers legati sentimentalmente al vecchio Burnden Park, casa del Bolton per ben 102 anni. Un impianto ultra moderno che incrementerà notevolmente i ricavi della squadra.

[3] Dave Bassett lascia il Selhurts Park il 27 Febbraio per accasarsi al Nottingham Forest relegato in ultima posizione in Premier. Il manager di Stanmore viene sostituito da Colin Todd con il Crystal Palace al 16esimo posto. Il sesto posto finale, ultimo disponibile per giocare i play-off, rappresenterà un vero e proprio miracolo a fine stagione.

[4] Kenny Dalglish rivoluziona il suo Newcastle: l’intenzione è di creare una squadra intorno ad Alan Shearer; le cessioni di Ferdinand e Ginola prima e di Beardsley al Bolton poi lo dimostrano. Ma il grave infortunio che subisce Shearer in un amichevole pre-campionato rovina totalmente i piani del manager scozzese. I magpies sono costretti a ricorrere sul mercato all’ultimo momento prelevando dal Liverpool John Barnes e Ian Rush, con tutto il rispetto troppo “vecchi” per rivitalizzare una squadra ferita in tutti i sensi.

[5]L’esterno inglese torna a Stamford Bridge con qualche polemica. Conosce il calcio che conta proprio nel Chelsea entrando in pianta stabile nella prima squadra nella stagione 1990/91. Il suo rapporto inziale però con i blues non è dei migliori: viene spesse volte sostituito e proprio in una di queste sostituzioni contro il Southampton getta la maglia del Chelsea a terra. I tifosi dei blues ci metteranno un po’ per dimenticare l’episodio.

[6]Frank Lampard esordisce tra i professionisti con lo Swansea nella stagione 95/96 essendo comunque di proprietà del West Ham United. Ritorna agli hammers a gennaio, anche se trascorre l’anno calcistico soprattutto nelle riserve. Entra in pianta stabile nella season 96/97, ma un brutto infortunio occorso nella partita contro l’Aston Villa ne compromette la presenza costante. Totalizzerà soltanto 13 apparizioni in Premier. E’ la stagione 97/98 che lo fa conoscere al palco calcistico inglese…sarà l’inizio di una grande carriera.

[7]Martin O’Neill è praticamente il Leicester City: i foxes, con il manager nord-irlandese, raggiungono risultati incredibili. Dopo la vittoria in Fa Cup, storica e indimenticabile, della stagione precedente, O’Neill garantisce anche una certa costanza di rendimento in Premier. Per i risultati conseguiti sarà corteggiato da molti club inglesi, ma a Filbert Street tutti si ricorderanno per sempre di lui, considerandolo il più grande manager della storia calcistica del Leicester City.

[8]Emile Heskey nasce a Leicester ed è tifoso del Leicester. Fa tutta la trafila nelle giovanili dei foxes, esordendo ufficialmente l’8 marzo del ‘95 contro il Norwich. Nella sua prima vera stagione, 95/96, segna sette gol aiutando la propria squadra alla promozione in Premier. Si fa notare l’anno successivo segnando 10 reti in campionato e il gol del pareggio nella prima finale di Fa Cup contro il Middelsbrough, replay poi vinto dai foxes per 1 a 0. Grande fisico e ottima presenza in campo che lo rendono un vero e proprio beniamino del Filbert Street.

[9]Il Chelsea è la rappresentazione autentica del cambiamento del calcio inglese. Una squadra, pochi anni prima caratterizzata dallo stile calcistico british, profondamente rinnovata. Dal momento in cui Ruud Gullit siede in panchina tatticamente e tecnicamente i blues cambiano. 4-4-2 con De Goey in porta, Petrescu e Le Saux sugli esterni, Leboeuf e Duberry al centro. A centrocampo Poyet, Wise, Sinclair e Di Matteo con Zola, Hughes, Flo e Vialli che si alternano in attacco. Allo Stamford Bridge si comincia ad assaporare profumo di vertice.

[10]E’ un anno importante anche per la casa dell’Arsenal: viene approvato infatti il piano di ristrutturazione e ampliamento dell’Highbury fino a circa 40000 posti.

[11]Classe 1979, Michael Owen nelle giovanili dei reds è una macchina da gol. Evans lo inserisce immediatamente in prima squadra affermando: “Owen è un calciatore straordinario…ha una personalità tale da non avere paura di nulla”… Ted Powell, suo allenatore nelle giovanili, ribadisce: “Owen è il migliore di una generazione di talenti come Beckham, Fowler e Scholes”… Anche Karl-Heinz Riedle avrà parole di elogio per il giovane attaccante: “ E’ incredibile…quando lo vedi giocare non sembra un ragazzo di 17 anni…E’ veloce, ha grande fiuto del gol e in due anni potrebbe diventare uno dei migliori giocatori inglesi…” Michael Owen non deluderà le aspettative: nella stagione 97/98 vincerà il premio come PFA Player Youth of the Year (miglior giovane dell’anno) e si piazzerà terzo dietro a Bergkamp e Adams come Player of the Year.

[12]Gianluca Vialli ricorderà a lungo la partita contro il Barnsley. Per lui addirittura una quaterna.

[13]In occasione della gara dell’Old Trafford meravigliosa è la prestazione di Andy Cole autore di una tripletta e di Ryan Giggs autore di due reti.

[14]Dopo 102 anni il Derby County lascia il mitico Baseball Ground per giocare nel nuovo impianto, il Pride Park, aperto il 18 luglio del ’97. Il nuovo stadio ha una capienza di 30000 spettatori. L’esordio ci sarà ad agosto in un’amichevole contro la Sampdoria persa per 1 a 0 con gol di Vincenzino Montella.

[15]Il Leeds si rende spesso in questa stagione protagonista di match così emozionanti: come la vittoria ad Ewood Park con il Blackburn sempre per 4 a 3 con gol di Wallace (2), Molenaar e Hopkin e quella di Barnsley sempre in rimonta dove sotto di 2 gol, i peacocks rimontano segnando 3 gol con Haaland, Wallace e Lilley.

[16] Giocatore dell’anno nel 1970 e membro della Hall of Fame del calcio scozzese, William John “Billy” Bremner rappresenta una vera e propria leggenda non solo per le sue doti calcistiche, ma anche per la sua forte personalità che lo porta a scontri “fisici” storici all’interno del terreno di gioco. Addirittura il Sunday Times dell’epoca lo definisce: “10st di filo spinato”… Insieme al suo compagno di squadra Norman Hunter contribuisce a far considerare il Leeds di Don Revie una delle squadre più cattive d’Europa…Simbolica è l’immagine nella quale Dave Mackay, centrocampista del Tottenham lo trattiene per una maglia minacciandolo dopo aver subito un clamoroso placcaggio proprio da Bremner. Nel 1970 gioca la sua migliore stagione ma il Leeds non raccoglie nulla perdendo di un soffio il titolo a favore dell’Everton, la finale di Fa Cup in un replay molto duro con il Chelsea e uscendo in semifinale di Coppa Campioni con il Celtic. Il titolo vinto nella stagione 1973/74 è quello più brillante in quanto il Leeds riuscirà ad accumulare 29 gare senza sconfitte. Per l’appunto nel 1995 Bremner in una trasmissione televisiva dichiarerà: “Il Leeds 73/74 è la squadra inglese più forte dal secondo dopoguerra”….

[17]Il 13 dicembre si scontrano a Londra, Arsenal e Blackburn. I gunners passano in vantaggio con Overmars pensando di avere in mano il match. I rovers però reagiscono e infliggono una tripletta clamorosa ai padroni di casa…Le reti sono di Wilcox, Gallacher e Sherwood. Sul banco degli imputati Tony Adams, reo-colpevole soprattutto in occasione del pareggio del Blackburn.

[18]E’ un vero e proprio show in uno dei tanti derby di Londra tra spurs e blues. 6 gol rifilati dal Chelsea al Tottenham con le reti di Flo (3), Di Matteo, Petrescu e Nicholls.

[19] Inspiegabile è l’esonero di Gullit. Il manager olandese nella conferenza stampa del giorno dopo afferma il suo stato di shock per la decisione della società londinese, non sapendo il motivo del licenziamento. L’opinione pubblica è sicura del fatto che Gullit abbia avanzato richieste economiche eccessive in sede di rinnovo contrattuale, motivo smentito dallo stesso allenatore orange. Viene sostituito da Gianluca Vialli che diviene player-manager.

[20]Nel dopo partita Wenger affermerà a Sky Sport: “Siamo ancora sotto in classifica ma dobbiamo ancora recuperare delle gare e quindi abbiamo un piccolo vantaggio”. Alex Ferguson risponderà: “Vero quello che dice Wenger, ma prima o poi perderanno dei punti…”…Il manager scozzese non sarà così profetico.

[21]Il 16 maggio l’Arsenal conquista il suo double battendo in finale di Fa Cup il Newcastle per 2 a 0 con gol di Overmars e Anelka.

[22]Gli eagles sono condizionati senz’altro dalla smobilitazione che si preannuncia a capo della proprietà. Il magnate dei computer Mark Goldberg dichiara di voler acquisire la società e ciò si concretizzerà solo a fine stagione quando la retrocessione è oramai cosa fatta.

[23]Al Reebok Stadium i tifosi trascinano letteralmente i propri beniamini nella vittoria per 5 a 2 contro il Crystal Palace: i gol di Nathan Blake, Mark Fish, Phillips, Thompson e Holdsworth. Si rivelerà però una mera illusione.