Storia della Premier League: stagione 1996/97

Premier LeagueSolito slogan all’apertura della nuova stagione: interrompere il dominio (salvo la parentesi 94/95 del Blackburn) del Manchester United. Non sarà facile proprio perchè Alex Ferguson ha saputo rimodellare il proprio club con nuovi giocatori più giovani continuando comunque a vincere.

Come vincitore della First Division sale in Premier il Sunderland di Peter Reid. Per festeggiare la promozione un gruppo di fans della squadra chiamati i Simply Red and White incidono la canzone inneggiante al proprio manager, “Cheer up Peter Reid”, una versione alterata della ben più nota “Daydream Believer”. L’inno entrerà nella top 50 delle canzoni più ascoltate di quell’anno in Inghilterra. Vengono promosse anche il Derby County di Jim Smith e il Leicester City[1] di Martin O’Neill.

La stagione si apre con un avvicendamento importante al vertice della Football Association. L’11 luglio ’96 infatti Sir Bert Millichip lascia il ruolo di chairman a favore di Keith Wiseman. Una carica ricoperta per ben 15 anni, forse i più difficili del calcio inglese. Millichip ha dovuto far fronte alle tragedie dell’Heysel e di Hillsborough, al problema degli hooligans e della violenza, alle critiche rivoltegli per il suo tentennamento, andato poi a buon fine, di fronte alla nomina come manager della nazionale inglese di Terry Venables, in quel momento indagato per affari poco leciti[2] (proprio per quest’ultimo caso il giornalista Brian Glanville lo apostroferà come “Bert l’inerte”…). Una figura controversa, ma che comunque porta con sé la positiva trasformazione di un calcio quello inglese, che prima della nascita della Premier League, era troppo rilegato e chiuso in se stesso.

30 luglio 1996: è un giorno glorioso per il Newcastle di Kevin Keagan. Per 15 milioni di sterline i magpies acquistano dal Blackburn, Alan Shearer. Una trattativa difficile, quasi romanzesca. Il bomber inglese, peraltro autore di uno stupendo europeo, torna a casa, alla sua Newcastle, dove è nato e dove è diventato calciatore. Una vera e propria scelta di vita per l’attaccante, di fronte alla quale rinuncia, una ventina di giorni prima, alle lusinghe, alle maggiori possibilità di vittorie e ai soldi del Manchester United di Alex Ferguson. L’acquisto viene presentato il giorno dopo al St James Park, prima con la conferenza stampa di Keegan e del chairman John Hall (alla parete di fronte i giornalisti la scritta: torna a casa il solo ed unico Alan Shearer), poi con il bagno di folla sotto il balcone dello stadio. Un mare di persone totalmente estasiate dal ritorno del bomber inglese. Apparirà uno striscione proprio in mezzo alla folla in cui si leggerà: “Un lunedì il Signore disse: non c’è ancora Shearer… e Shearer fu…Grazie Kevin”….

Alan Shearer

Alan Shearer

La campagna trasferimenti non si ferma però a Shearer, anzi. I migliori club sono molto attivi: il Manchester United acquista dal Besiktas il difensore norvegese Ronny Johnsen e dal Molde per 1,5 milioni di sterline l’attaccante, sempre di Norvegia, Ole Gunnar Soslkjaer. Ferguson si assicura anche le prestazioni del ceco Karel Poborsky (sorpresa positiva di Euro96) per 3,5 milioni di sterline e dal Barcellona di Jordy Crujff, figlio del più nobile Johan, per 1,5 milioni di sterline. Lascia l’Old Trafford dopo 8 anni Lee Sharpe, destinazione Leeds. Protagonista del mercato anche il Chelsea di Ruud Gullit: Di Matteo dalla Lazio, Frank Leboef dal Marsiglia, Gianluca Vialli dalla Juventus, Gianfranco Zola (a novembre) dal Parma fanno uscire dalle casse dei blues più di 20 milioni di sterline. Gary McAllister si accasa al Coventry per 3 milioni di sterline, soldi che vengono re-impiegati dal manager del Leeds Howard Wilkinson, per acquistare dal Crystal Palace il portiere Nigel Martyn. Il Liverpool acquista il centrocampista ceco Patrick Berger, anch’egli protagonista di un ottimo europeo per 3,25 milioni di sterline.

L’Arsenal vive un’estate davvero frenetica. Bruce Rioch si dimette in contrasto con i vertici del club; viene sostituito temporeanamente dal suo assistente Stewart Houston. Molti sono i nomi che circolano per sostituire Rioch, da George Graham al più affascinante Johan Crujff, ma un nome su tutti prende consistenza con il passare dei giorni. Quello del francese Arsene Wenger, alla guida in quel momento di una squadra giapponese: il Nagoya Grampus Eight. Tale voce si concretizzerà a settembre e darà inizio ad un ciclo davvero esaltante per i Gunners. Il club del nord di Londra fa comunque mercato acquistando il giovane ventenne Patrick Vieira dal Milan per 3,5 milioni di sterline. Chi sorprende davvero tutti è il Middlesbrough: ambizioni vincenti per il manager Bryan Robson che dopo l’acquisto l’anno precedente di Juninho, continua ad investire molto sul mercato acquistando per 7 milioni di sterline dalla Juventus, Fabrizio Ravanelli (ribattezzato dai propri tifosi “Silver Fox”) e dal Porto il centrocampista brasiliano Emerson.

Queste le squadre protagoniste della Premier 1996/97:

Arsenal, Aston Villa, Blackburn Rovers, Chelsea, Coventry, Derby County, Everton, Leeds United, Leicester City, Liverpool, Manchester United, Middlesbrough, Newcastle United, Nottingham Forest, Sheffield Wednesday, Southampton, Sunderland, Tottenham, West Ham, Wimbledon.

Apertura di stagione, come sempre, a Wembley dove per la Charity Shield si affrontano Manchester United e Newcastle[3]. Per quest’ultimo fa l’esordio Alan Shearer. Un esordio amaro perchè i red devils sono indomabili travolgendo i rivali per 4 a 0. I gol di Cantona, Butt, Beckham e Keane fanno pensare che sarà ancora una stagione dura per le antagoniste dello United.

I ragazzi di Ferguson si ripetono anche il 17 agosto, alla prima di campionato, contro il Wimbledon. 0-3 il risultato finale con i gol di Cantona, Irwin e Beckham: questa gara rimarrà nella storia per la giovane ala inglese. Il suo gol, con un meraviglioso pallonetto dalla metà campo, sarà uno dei gol più belli della storia della Premier League. Vincono anche Arsenal[4] e Tottenham[5], mentre delude il Newcastle sconfitto a Liverpool dall’Everton per 2 a 0 con reti di Unsworth e Gary Speed.

Gary Speed

Gary Speed

Lo spettacolo è al Riverside Stadium, dove davanti a 30.000 spettatori si affrontano Middlesbrough e Liverpool. C’è curiosità per la squadra di Bryan Robson dopo gli investimenti sul mercato. Questi gli schieramenti: Middlesbrough – Miller, Cox, Vickers, Pearson, Whyte, Fleming, Mustoe, Emerson, Barmby, Juninho, Ravanelli; Liverpool – McAteer, Babb, Wright, Matteo, Bjornebye, Barnes, McManaman, Thomas, Fowler, Collymore.

Da subito si capisce che sarà un match pieno di emozioni. La partenza per i boro è molto difficoltosa, la difesa balla e i reds ne approfittano con il terzino norvegese Bjornebye, portandosi in vantaggio dopo solo quattro minuti. Il talento in avanti però dei padroni di casa è notevole e da una meravigliosa giocata di Juninho scaturisce il rigore che “Penna Bianca” Ravanelli al 27esimo di potenza realizza. Ovviamente al gol all’esordio dell’attaccante italiano il Riverside Stadium esplode in una gioia incontenibile. John Barnes però dopo solo due minuti gela di nuovo i tifosi di casa. Cross al centro dalla destra di MacAteer, stop di petto del centrocampista inglese e botta di collo sinistro a battere un Miller incolpevole. Al 35esimo però tremano di nuovo gli spalti del Riverside: Neil Cox si incunea sul lato destro dell’area, ottimo assist al centro che ancora Ravanelli raccoglie trasformandolo nel gol del 2 a 2. Inizia il secondo tempo con i reds letteralmente padroni del match: troppo debole la retroguardia del Middlesbrough che sfiora più volte di subire il gol a causa dei continui inserimenti di Barnes e McManaman. Al 65esimo su un cross dalla sinistra di Bjornebye, Fowler come un rapace di piatto destro infila Miller riportando il Liverpool in vantaggio. Ma come un romanzo popolare, il Middlesbrough si riporta sotto e all’80esimo su un batti e ribatti al limite dell’area, ancora Ravanelli arpiona il pallone e con un diagonale sporco di sinistro firma il 3 a 3 finale. Hattrick per l’ex attaccante della Juventus che si porta a casa il pallone, ma soprattutto un record assoluto: mai nessuno straniero prima di lui aveva esordito con una tripletta in Premier League.

Questi i risultati nell’opening day:

Arsenal – West Ham 2-0, Blackburn – Tottenham 0-2, Coventry – Nottingham Forest 0-3, Derby County – Leeds United 3-3, Everton – Newcastle 2-0, Middlesbrough – Liverpool 3-3, Sheffield Wednesday – Aston Villa 2-1, Sunderland – Leicester City 0-0, Winbledon – Manchester United 0-3, Southampton – Chelsea 0-0.

A sorpresa protagonista assoluto del primo mese di Premier si rivela lo Sheffield Wednesday di David Pleat. Punteggio pieno nelle prime 4 gare con il manager ex Luton che riceve il premio come Manager del mese di Agosto. Un team senza stelle di rilievo ma capace di giocare con semplicità, efficacia ed imprevedibilità, sfruttando al meglio giocatori rapidi come Regi Blinker e Wayne Collins e di qualità come Whittingham, Stefanovic e Atherton. Emblematica la vittoria a fine agosto al St James Park contro il Newcastle per 2 a 1 proprio con gol di Whittingham e Atherton[6].

David Pleat

David Pleat

Stupisce anche il Sunderland di Peter Reid: progetti importanti per il club vista la imminente inaugurazione del nuovo stadio. La società ha la ferma intenzione di raggiungere una salvezza tranquilla per regalare un esordio in Premier l’anno successivo al nuovo impianto… E magari lasciare il leggendario Roker Park con un grande risultato. Trascinati dai gol dell’irlandese Niall Quinn, i Black Cats inanellano nei primi due mesi di Premier risultati prestigiosi come la vittoria esterna per 4 a 1 contro il Nottingham e il pareggio ad Anfield con il Liverpool.

Liberatosi dal suo club di appartenenza, i Nagoya Grampus Eight, il 13 settembre parte ufficialmente l’esperienza di Arsene Wenger come manager dell’Arsenal dopo le dimissioni di Stewart Houston. Dà subito ai gunners un’identità ben precisa e ciò si nota dai risultati ottimi, grazie anche all’affiatamento in attacco tra Bergkamp e Wright. Dopo poche giornate l’Arsenal guida la classifica insieme al Newcastle trascinato dai gol di Alan Shearer e Les Ferdinand.

Queste le posizioni di vertice dopo 11 giornate:

ARSENAL 24, NEWCASTLE 24, LIVERPOOL 23, WIMBLEDON 22, MANCHESTER UTD 19, CHELSEA 19, ASTON VILLA 15, SHEFFIELD W. 15, TOTTENHAM 14, WEST HAM UNITED 14…

Se da un punto di vista tecnico il Chelsea vive un autunno molto positivo, da quello umano viene scosso da una tragedia davvero inaspettata: di ritorno da Bolton, dove i blues pareggiano nella trasferta di Coppa di Lega, Matthew Harding[7], il vice chairman della squadra, muore in un incidente con il suo elicottero. Perdono la vita anche Ray Deane, Tony Burridge, John e Mick Bauldie Goss, collaboratori di Harding. Una perdita davvero dolorosa per il club di Londra. Tifosissimo del Chelsea, Harding aveva aderito al consiglio d’amministrazione nel 1994 investendo milioni di sterline per la costruzione della prima nuova tribuna in oltre venti anni di esistenza dello Stamford Bridge: la stessa tribuna che poi prenderà il suo nome dopo la sua scomparsa. Il suo entusiasmo verso la squadra era visibile giorno dopo giorno, testimoniato dal suo importante sostegno economico. Un destino beffardo lo colpisce proprio sette mesi prima dal primo trofeo che il Chelsea riconquisterà dopo un’attesa di oltre un quarto di secolo.

Matthew Harding

Matthew Harding

In campo quello che stupisce è l’inconstanza del Manchester United. La concentrazione, almeno nei primi mesi, è rivolta soprattutto verso la Champions League[8] e la squadra di Ferguson incorre in risultati davvero sorprendenti (in negativo). Se positive, seppur sofferte sono le vittorie casalinghe, entrambe per 1 a 0, contro Liverpool e Arsenal, squillanti e sorprendenti sono le “debacle” in trasferta con il Newcastle e il Southampton e quella casalinga contro il Chelsea. 5 a 0 al St James Park con reti di Peacock, Ginola, Ferdinand, Shearer e Albert, addirittura 6 a 3 al The Dell con gol per i padroni di casa di Berkovic (2), Le Tissier, Onstenstad (2) e autorete di Neville, per lo United Beckham, May e Scholes e davvero pesante è quella contro i Blues di Ruud Gullit per 2 a 1 (reti di Duberry e Vialli per il Chelsea, May per i red devils).

L’attesa però è soprattutto per il big-match di fine novembre tra il Newcastle e l’Arsenal. Le due squadre guidano la classifica, giocando un calcio davvero spettacolare. Questi gli uomini in campo: Newcastle – Srnicek, Peacock, Elliot, Batty, Albert, Lee, Beardsley, Gillespie, Ginola, Asprilla, Shearer; Arsenal – Lukic, Dixon, Winterburn, Bould, Adams, Keown, Vieira, Merson, Platt, Wright, Hartson.

Il match è apertissimo e i padroni di casa cercano in tutti modi di aggredire la difesa dei gunners. Keegan sceglie una squadra molto offensiva, al contrario di Wenger che schiera, andando un po’ contro alla cultura inglese, una difesa a cinque[9]. Asprilla e Shearer si rendono molto pericolosi ad inizio gara, ma sono gli ospiti a portarsi in vantaggio al decimo con un’ottima azione di Ian Wright sulla sinistra, ottimo il cross sul secondo palo per l’accorrente Lee Dixon che in tuffo di testa batte Srnicek. La risposta del Newcastle però non si fa attendere: al 20esimo lavoro perfetto di David Ginola, pennellata sulla testa di Alan Shearer che sigla il pareggio facendo esplodere il St James Park. Al 29esimo episodio che potrebbe decidere la gara: Tony Adams stende poco fuori il limite dell’area Shearer diretto a rete e conseguente espulsione per il difensore inglese. Wenger corre ai ripari sostituendo John Hartson con un altro centrale difensivo, Linighan, organizzando la squadra con Wright unica punta. I magpies si buttano a capofitto nell’area di rigore avversaria andando vicino al gol prima con Ginola, poi ancora con il bomber inglese, ma al 59esimo da un’incursione di David Platt, Ian Wright suggella la sua prestazione raccogliendo il tiro sporco dell’ex doriano all’interno dell’area e con un tocco morbido di sinistro batte Srnicek regalando tre punti fondamentali ai gunners. Arsene Wenger conquista, con il passare del tempo, ancor più considerazione dall’opinione pubblica, lanciando l’Arsenal al vertice della classifica.

Lee Dixon

Lee Dixon

Eccola la classifica alla 15esima giornata:

ARSENAL 31, NEWCASTLE 29, LIVERPOOL 28, WIMBLEDON 28, MANCHESTER UTD 26, ASTON VILLA 24, CHELSEA 24, EVERTON 23, DERBY COUNTY 21, SHEFFIELD W. 21…

Subito dietro ad Arsenal e Newcastle c’è il Liverpool di Roy Evans, trascinato per l’ennesima volta dai gol di Robbie Fowler. Un attaccante straripante: tecnica, velocità, opportunismo e quella percentuale di trasgressione che lo porta ad essere un protagonista assoluto per i tifosi della Kop. La quaterna che rifila nel 5 a 1 al Middlesbrough è epica. Qualche giorno dopo i reds si ripetono sempre ad Anfield ma contro il Nottingham Forest, vincendo per 4 a 2 (“un solo gol” per Fowler) causando le dimissioni di Frank Clark dopo tre anni e mezzo. Stuart Pearce, difensore e bandiera dei forest, lo sostituisce assumendo la carica di player-manager. Ottimo l’esordio con un 2 a 1 al City Ground contro l’Arsenal grazie alla doppietta di Alf-Inge Haaland. Vittoria che si rivelerà ben presto però illusoria…

Il 20 dicembre il Middlesbrough si rende protagonista di una vicenda davvero unica fino a quel momento in Premier League. I boro si rifiutano di scendere in campo a Blackburn. Bryan Robson dichiarerà al The Independent l’impossibilità di schierare una squadra con ben 23 giocatori colpiti da un virus e quindi indisponibili per la gara. La società chiederà lo spostamento del match, accolto in prima istanza dalla Football Association con la ovvia protesta della squadra di casa, il Blackburn[10]. A fine stagione la decisione di non scendere in campo si rivelerà fatale per i boro…

E’ una Premier League sicuramente cresciuta negli ultimi anni a livello qualitativo. Zola incanta i tifosi dei blues (meravigliosa la doppietta al Villa Park), Bergkamp delizia con le sue giocate e i suoi assist i gunners, Juninho, Benito Carbone (acquistato a novembre dallo Sheffield Wednesday), Ginola, Barnes (la sua migliore stagione dal 1990, anno del titolo vinto dal Liverpool) regalano giocate trasformando un calcio fino a pochi anni prima fisico, in un calcio pieno di fantasia ed estro. A proposito di ciò, il 1° febbraio 1997, l’Old Trafford si rende teatro del gol giudicato il più bello della storia della Premier League: in campo si sfidano il Manchester United e il Southampton…Al 79esimo il punteggio è fermo sull’1 a 1 per i gol di Ostenstad e di Steve Bruce, quando Eric Cantona riceve un pallone dalla propria metà campo, dribbla due giocatori dei saints ubriacandoli di finte e controfinte, scambio con Bryan McClair al limite dell’area e delizioso pallonetto dai sedici metri a beffare il portiere avversario, con la palla che accarezza il palo e si infila in rete. L’esultanza del francese con il corpo immobile a testa alta quasi a sfidare il proprio pubblico, rimarrà per sempre impressa negli occhi e nelle menti di tutti gli amanti del calcio.

Bryan McClair

Bryan McClair

Nonostante i buoni risultati, il 7 gennaio si rivela un giorno decisivo per i tifosi del Newcastle: per disaccordi con i vertici della società e nonostante le numerose manifestazioni di affetto dei propri tifosi, Kevin Keegan rassegna le dimissioni, lasciando la guida dei magpies a Kenny Dalglish[11] due anni prima campione con il Blackburn. Così come da giocatore nel Liverpool venti anni prima, anche come manager Keegan lascia il testimone al manager scozzese. Quel Liverpool reo forse di averlo “condannato” un anno prima in quel 4 a 3, decisivo per la mancata vittoria del titolo. Se ne va dal St James Park con una sua ultima, ennesima risposta “esuberante” ad un giornalista che gli domandava se nonostante la qualità della squadra il suo lavoro non fosse stato totalmente positivo: “Ho fatto al St James Park il massimo che potevo, qualcuno come te forse non lo ha apprezzato…”.

La classifica completa dopo 20 giornate:

LIVERPOOL 42, MANCHESTER UTD 37, ARSENAL 37, WIMBLEDON 37, NEWCASTLE 34, ASTON VILLA 34, CHELSEA 32, EVERTON 28, SHEFFIELD W. 28, TOTTENHAM H. 28, DERBY COUNTY 23, LEICESTER CITY 23, SUNDERLAND 23, COVENTRY CITY 22, LEEDS UTD 22, WEST HAM UNITED 21, MIDDLESBROUGH 18, BLACKBURN 17, SOUTHAMPTON 16, NOTTINGHAM F. 14.

Il 14 gennaio la Football Association infligge 3 punti di penalizzazione al Middlesbrough per il già citato fattaccio di Blackburn, cambiando la situazione nei bassifondi della classifica. Fabrizio Ravanelli affermerà che la penalizzazione non comporterà la retrocessione del proprio club, non sarà proprio così profetico. Il West Ham United si rivelerà successivamente il club più insistente nel rivedere la posizione della Federazione, inizialmente indirizzata nel ripetere la gara. Sarà proprio il reclamo degli Hammers a condannare il team di Bryan Robson.

E’ proprio la lotta in coda a rivelarsi davvero esaltante: gli hammers cercano di tirarsi fuori dalla zona calda acquistando dal Newcastle Paul Kitson[12] per 2,3 milioni di sterline…si rivelerà un ottimo acquisto. Anche il Coventry non rimane a guardare, affiancando a Dion Dublin[13], il bomber della squadra, il giovane e promettente Darren Huckerby preso per 1 milione di sterline sempre dai magpies. Impatto straordinario del giovane attaccante inglese con la nuova realtà degli sky blues. Veloce e potente si rivela l’esatto partner per Dublin: i suoi gol contro il Leeds, il Middlesbrough e il Nottingham Forest costituiranno una vera e propria boccata d’ossigeno per il Coventry, destinato a lottare per la salvezza fino all’ultima giornata.

 Darren Huckerby

Darren Huckerby

L’interesse nei mesi caldi di febbraio e marzo lo desta soprattutto il vertice della classifica: quando tutto sembra ad appannaggio del Liverpool, lo United del trio delle meraviglie Beckham, Cole e Cantona rivoluziona tutto.

Tra la fine di novembre e l’inizio di aprile, soltanto il Sunderland riesce a battere il Manchester per 2 a 1[14]. Una sequenza di risultati utili positivi che consentono ai red devils di risalire le posizioni più alte della classifica. Decisiva sicuramente risulta la gara di Highbury il 19 febbraio contro l’Arsenal di Wenger. Questi gli uomini in campo agli ordini del direttore di gara Martin Bodenham: Arsenal – Lukic, Dixon, Winterburn, Bould, Adams, Keown, Vieira, Merson, Parlour, Wright, Bergkamp; Manchester United – Schmeichel, G.Neville, Irwin, Bruce, Johnsen, Keane, Giggs, Poborsky, Beckham, Cole, Solskjaer.

Wenger, convinto del suo 5-3-2, vuole riconquistare la vetta della classifica affidandosi al duo Wright-Bergkamp negli ultimi tempi però risultati un po’ troppo nervosi. In campo la supremazia è solo dei red devils. I gunners faticano a creare pericoli alla porta di Schmeichel, mentre Cole e Solskjaer con la loro rapidità mettono in crisi la retroguardia di casa. Proprio da una verticalizzazione dalla destra di Neville, Andy Cole manda a vuoto con una finta Keown, supera Lukic e mette in rete il gol dell’1 a 0. Al 38esimo la storia si ripete: il “colored” attaccante dello United serve un assist al bacio per Solskjaer che entra in area e con un perfetto diagonale di sinistro raddoppia. I red devils controllano la gara, Bergkamp al 69esimo riapre il match, ma gli uomini di Ferguson non si scompongono portando a casa un risultato straordinario. Brutta figura dell’Arsenal, resa ancora più amara da un’entrata da killer di Ian Wright (punita con il “solo” giallo) sulla tibia di Schmeichel protratto in uscita, fortunatamente senza conseguenze. Ferguson in panchina dovrà essere tenuto, tentato di entrare in campo a vendicare il proprio portiere. Si sviluppa anche una rissa proprio tra i due protagonisti a fine gara, trattenuti a stento dai compagni.

Ole Gunnar Solskjaer

Ole Gunnar Solskjaer

Il Manchester vola al comando della Premier, grazie soprattutto ad uno dei suoi giovani gioielli, David Beckham: i suoi gol e i suoi assist fanno la differenza, facendo conoscere alla platea calcistica europea un calciatore davvero completo; la sua qualità e precisione nel calciare lo rende un giocatore unico (a fine stagione sarà premiato come Young Player of the Year…Giocatore giovane dell’anno).

La classifica della Premier dopo 27 giornate:

MANCHESTER UTD 54, LIVERPOOL 53, NEWCASTLE 48, ARSENAL 48, ASTON VILLA 43, WIMBLEDON 43, CHELSEA 42, SHEFFIELD W. 39, LEEDS UTD 33, EVERTON 32…

Se i red devils non fanno trapelare segni di debolezza, Liverpool e Newcastle si contendono il posto come dirette inseguitrici dello United. In questo senso il 10 marzo ad Anfield va in scena un vero e proprio spareggio. Queste le formazioni: Liverpool – James, McAteer, Kvarme, Matteo, Wright, Bjornebye, Redknapp, Barnes, Berger, McManaman, Fowler; Newcastle – Hislop, Barton, Peacock, Watson, Elliott, Batty, Beardsley, Gillespie, Clark, Albert, Asprilla.

E’ l’ultima chiamata per i magpies di Kenny Dalglish, in realtà meno brillanti rispetto alla prima metà di stagione. Il Liverpool parte molto bene imponendo il proprio gioco con aggressività e ripartenze veloci. I reds passano in vantaggio al 29esimo con un splendido gol di Steve McManaman che raccoglie una palla in area e con un tiro a giro infila sotto l’incrocio. Dopo solo un minuto il raddoppio: l’ala inglese ancora protagonista con un assist in profondità a Fowler che coglie il palo e sulla ribattutta il tap-in vincente di Patrick Berger. La partita è totalmente nelle mani dei padroni di casa, che al 40esimo triplicano con il solito Fowler che in uscita batte Hislop con un perfetto piatto di sinistro. Il match sembra realmente chiuso con un Newcastle totalmente stordito dal ritmo impresso dai reds. Ma il calcio inglese spesse volte ci ha insegnato che nell’arco dei novanta minuti tutto può succedere: un Liverpool forse un po’ demotivato concede campo agli ospiti permettendo a Gillespie al 71esimo di accorciare le distanze con un perfetto tiro dal limite dell’area che si infila nell’angolino. Da quel momento succede praticamente di tutto. Gli uomini di Evans si addormentano e il Newcastle ne approfitta prima all’87esimo con Asprilla e un minuto dopo, all’88esimo, con Warren Barton pareggiando una partita che sembrava oramai compromessa. Un deja-vu dell’anno precedente[15], quando al 90esimo la Kop esplode: Bjornebye si lancia sulla sinistra scodellando un perfetto cross in mezzo all’area dove Fowler, ancora lui, di testa fissa il risultato sul 4 a 3. Dopo Keegan, anche Dalglish viene beffato in un campo un tempo a lui glorioso.

Patrick Berger

Patrick Berger

I reds si ripetono anche ad Highbury vincendo un altro scontro diretto per 2 a 1, con gol di Collymore e McAteer, per l’Arsenal Ian Wright. E’ la gara in cui Robbie Fowler si fa notare per aver ammesso di non essere stato toccato dal portiere Seaman in un contrasto all’interno dell’area, sconfessando la decisione di concedere il penalty da parte dell’arbitro Gerald Ashby. L’aspetto assurdo della faccenda è che l’arbitro concederà comunque il rigore, tra le proteste infinite dei gunners. Il rigore verrà sbagliato da Fowler, ma sulla respinta di Seaman, McAteer segnerà il gol della vittoria.

Il mese di aprile è decisivo per la conquista del titolo di campione d’Inghilterra. Clamorosamente il 5 e il 6 aprile, nella stessa giornata di Premier, Manchester e Liverpool cadono in casa rispettivamente contro il Derby County (2 a 3) e il Coventry (1 a 2). Nella gara di Anfield si “inizierà” a capire il difetto dell’estremo difensore dei reds, James, riguardo alle sue non-doti in uscita[16]. Due “svolazzamenti” a vuoto su altrettanti corner porteranno ai gol degli Sky Blues, non permettendo alla propria squadra di approfittare della debacle del giorno precedente degli uomini di Ferguson.

Lo snodo decisivo si ha il 19 aprile, quando ad Anfield si affrontano proprio Liverpool e Manchester United. Le formazioni: Liverpool – James, Kvarme, McAteer, Wright, Bjorenbye, Harkness, Barnes, Redknapp, McManaman, Thomas, Fowler; Manchester United – Schmeichel, G.Neville, P.Neville, Pallister, Johnsen, Butt, Keane, Beckham, Scholes, Cole, Cantona.

Si capisce subito quale sarà la musica della gara. Un Fowler troppo nervoso, per l’espulsione inflittagli tre giorni prima nel derby contro l’Everton, non incide molto e i red devils ne approfittano. Cantona va subito vicino al gol con una “cyclette” al volo di collo che lambisce la traversa. Lo stesso francese due minuti dopo serve una palla in profondità a Cole che di poco si fa anticipare da James all’interno dell’area. Anche i reds producono una ghiotta occasione da rete con McManaman che approfittando di un errore di Pallister in appoggio si presenta da solo davanti a Schmeichel fallendo però il tiro dai sedici metri. Al 12esimo il centrale dello United si rifà dell’errore portando in vantaggio lo United con un colpo di testa preciso e potente su angolo di Beckham. 1 a 0 a legittimare comunque una supremazia evidente degli ospiti. Il Manchester ha l’occasione di raddoppiare con Andy Cole che approfitta di un’incomprensione tra Kwarme e James non riuscendo però a concludere a rete, ciccando clamorosamente la palla. Al 18esimo su un angolo corto però John Barnes raccoglie un ottimo cross proprio di Kwarme e infila a rete di testa battendo Schmeichel. La squadra di Ferguson si riproietta in attacco e prima con Cantona, poi con Johnsen su angolo sfiorano la rete. Proprio su corner, sempre battuto magistralmente da Beckham, ancora Gary Pallister sfrutta una uscita a vuoto (strano…) di James riportando in vantaggio i red devils. Il seconto tempo comincia con lo stesso copione: Manchester United completamente padrone del match..Al 63esimo infatti da un cross di Gary Neville dalla destra, Andy Cole raccoglie, grazie all’ennessima uscita a vuoto di James, mettendo in rete il gol del 3 a 1. Dalla panchina Roy Evans impreca contro il proprio portiere. C’è tempo ancora per Beckham, con una splendida punizione e per Cole di sfiorare il gol, ma la gara termina con un Manchester meritatamente vittorioso per 3 a 1. Una supremazia schiacciante alla quale Roy Evans si arrende anche alle dichiarazioni del post-partita: “Oggi in campo c’era la squadra che vincerà la Premier, e non era la nostra…”.

Roy Evans

Roy Evans

Questa la classifica a poche giornate dal termine:

MANCHESTER UTD 69 (34 G.), ARSENAL 65 (36 G.), LIVERPOOL 64 (35 G.), NEWCASTLE 60 (34 G.), ASTON VILLA 58 (36 G.), SHEFFIELD W. 56 (35 G.), CHELSEA 55 (36 G.), WIMBLEDON 49 (35 G.), TOTTENHAM 46 (36 G.), LEEDS UTD 44 (36 G.)…

Dramma calcistico in fondo alla classifica. Il Nottingham Forest, nella disperazione dei propri tifosi, retrocede a causa di una stagione molto travagliata soprattutto in panchina. Dopo il disastroso inizio di stagione sotto la guida di Frank Clark, Pearce prima e Dave Bassett poi cercano di far risalire i forest anche attingendo sul mercato con l’acquisto di Pierre Van Hoijdoonk[17] dal Celtic. Troppi i punti da recuperare, ma soprattutto una difesa colabrodo, vero tallone d’achille per la squadra del City Ground.

Per le due posizioni rimanenti la sfida è a tre con Middlesbrough, Sunderland e Coventry. Romanzo popolare quello dei boro: un mercato stellare e ambizioni da vertice che in un attimo si rivelano solo illusioni per i tifosi del Riverside Stadium. Attacco micidiale e difesa disastrosa, il bene e il male della squadra di Bryan Robson. 39 i punti totalizzati che non bastano per raggiungere la salvezza, nonostante anche l’andamento straordinario in Cola Cola League Cup persa solamente in finale contro il Leicester City. Peseranno in modo decisivo i tre punti di penalizzazione inflitti per la non-partita di Blackburn. Se Robson avesse schierato la squadra giovanile, il Middlesbrough, nonostante la probabile sconfitta, si sarebbe comunque salvato ottenenendo 42 punti. Una storia difficile da dimenticare…

Fabrizio Ravanelli

Fabrizio Ravanelli

Le rimanenti, Sunderland e Coventry, se la giocano all’ultimo respiro con i primi in vantaggio di due punti all’ultimo turno. Entrambe se la dovranno vedere con due squadre di Londra: la squadra di Peter Reid al Selhurst Park[18] contro il Wimbledon, mentre il team di Gordon Strachan al White Hart Lane contro il Tottenham. Clamorosamente il Sunderland cade per 1 a 0, mentre il Coventry esce vittorioso per 2 a 1 grazie ai gol di Dublin e Williams, McVeigh per gli spurs. E’ il delirio per il manager scozzese, subentrato a novembre a Ron Atkinson. Gli sky blues, rei di un andamento negli ultimi mesi molto deludente[19], si salvano grazie alla penalizzazione del Middlesbrough e alla vittoria di Londra all’ultimo turno, rischiando di polverizzare una quantità di punti tale da farli piazzare a fine gennaio all’undicesimo posto. Sarebbe stata una debacle difficile da digerire. Il Sunderland di Reid invece esce distrutto dal Selhurst Park: nonostante l’ottimo inizio, i black cats non riescono a dare continuità ai risultati. 40 i punti totalizzati, ma non sufficienti per garantire al nuovo stadio[20] di debuttare l’anno successivo in Premier.

Al vertice, lo United forte del capolavoro di Anfield, gestisce egregiamente il vantaggio accumulato, approfittando della resa nella rincorsa delle contendenti al titolo, Liverpool e Arsenal in primis. L’11 maggio in casa contro il West Ham c’è la passerella finale, 2 a 0, perfetto antipasto di una festa meritata e che dà l’idea di una squadra che sarà in grado di stupire positivamente ancora per molto tempo. 75 punti conquistati, record assoluto nella storia del campionato inglese. Comincia ad impreziosirsi la figura di Alex Ferguson: accompagnato all’inizio della sua esperienza all’Old Trafford da critiche e dubbi, con il passare del tempo è riuscito a plasmare e rigenerare una squadra forse al capolinea. Dalla nascita della Premier League (…quindi dalla stagione 92/93) solo il Blackburn, stagione 94/95, ha in minima parte intaccato un dominio incontrastato. La scoperta calcistica di giocatori giovani e bravi come Beckham, Butt, Scholes e i fratelli Neville, il prezioso acquisto di Solskjaer (miglior marcatore stagionale dei red devils con 18 reti), la gestione perfetta di un calciatore di forte personalità come Cantona, ma in toto l’assemblaggio di una squadra dalle grandi qualità tecniche e tattiche, fanno del manager scozzese un autentico fenomeno da campo.

Da segnalare un’altra notevole stagione del Newcastle, che nonostante il cambio traumatico in panchina a gennaio tra Keegan e Dalglish, mantiene le promesse soffiando sul filo di lana a Liverpool e Arsenal il secondo posto (raggiunto con gli stessi punti ma con una migliore differenza reti) che vale il preliminare di Champions League.

Questa la classifica finale:

MANCHESTER UTD 75, NEWCASTLE 68, LIVERPOOL 68, ARSENAL 68, ASTON VILLA 61, CHELSEA 59, SHEFFIELD W. 57, WIMBLEDON 56, LEICESTER CITY 47, TOTTENHAM H. 46, LEEDS UTD 46, DERBY COUNTY 46, BLACKBURN 42, WEST HAM UNITED 42, EVERTON 42, SOUTHAMPTON 41, COVENTRY CITY 41, SUNDERLAND 40, MIDDLESBROUGH 39, NOTTINGHAM FOREST 34.

Questa la classifica marcatori:

Shearer 25 (Newcastle), Wright 23 (Arsenal), Fowler 18 (Liverpool), Solskjaer 18 (Manchester United).


[1]Ad inizio stagione gran parte della critica preannuncia un rapido ritorno in First Division del Leicester. La stagione sarà straordinaria con Martin O’Neill che comincerà a farsi notare come Manager, arrivando clamorosamente alla vittoria della Coca Cola League battendo in finale il Middlesbrough per 1 a 0 con gol di Claridge.

[2]Terry Venables viene tenuto tre giorni in custodia cautelare per affari finanziari irregolari. Riesce ad uscirne pulito, ma non a mantenere il suo posto di manager nel Tottenham, essendo anche in contrasto con il chairman Sugar. Ciò non gli pregiudica l’approdo come direttore tecnico della Nazionale inglese che avviene il 28 gennaio 1994 dopo la clamorosa eliminazione dell’Inghilterra dalla fase finale dei mondiali statunitensi.

[3]La Charity Shield, la supercoppa inglese, prevede lo scontro tra la vincitrice della Premier e della Fa Cup. Nel caso in cui, come nella stagione 95/96, in entrambe le competizioni trionfa la stessa squadra (in questo caso il Manchester United), la squadra sfidante è la seconda classificata in Premier.

[4]Ad Highbury l’Arsenal s’impone contro il West Ham per 2 a 0 con reti di John Hartson e Dennis Bergkamp.

[5] Grande la vittoria degli spurs a Blackburn: 0 a 2 con doppietta di un fantastico Chris Armstrong.

[6]Le altre 3 vittorie lo Sheffield le conquista contro l’Aston Villa in casa per 2 a 1 con gol di Humphreys e Whittingham, 0 a 2 a Leeds reti ancora di Humphreys e di Andy Booth. Questi ultimi si ripetono ancora nella vittoria per 2 a 1 in casa contro il Leicester City.

[7] Attraverso l’amicizia di suo padre con Ted Benfield, Harding si inserisce subito come broker nel mondo assicurativo, lavorando per la compagnia Benfield, Lovick & Rees. Nel 1980 acquisisce il 32% della Società divenendo ben presto uno dei 100 uomini britannici più ricchi.

[8] Il Manchester United supera il turno a gironi posizionandosi al secondo posto dietro la Juventus. Elimante nello stesso girone Fenerbahce e Rapid Vienna. Arriverà poi in semifinale eliminato dal Borussia Dortmund vincitrice del trofeo.

[9]Arsenal e Liverpool spesso usano in questa stagione la difesa a cinque andando un po’ contro la cultura inglese dello schieramento a quattro. Wenger, anche a causa dei continui forfait di Paul Merson (solo 9 le sue presenze stagionali), inserisce Martin Keown che si aggiunge a Bould e Adams al centro della difesa, con Dixon e Winterburn sugli esterni. Evans, con i reds, schiera spesse volte Kwarme e Bjornebye ai lati con Babb, McAteer e Wright in mezzo.

[10]Il 14 gennaio 1997 arriverà ufficialmente la penalizzazione di tre punti e la multa di 50000 sterline per il Middlesbrough. Un caso che farà giurisprudenza: la Football Association avrebbe fatto ripetere il match, come deciso in prima istanza, ma l’insistenza nel ricorso di Coventry e West Ham porteranno alla penalizzazione.

[11]Dopo la vittoria in Premier alla guida del Blackburn due anni prima, Dalglish ritorna in auge alla guida dei magpies. Il manager scozzese lascia i rovers nel Novembre 1995 per dissidi con la proprietà riguardo la deludente campagna acquisti, sostituito da Ray Harford. Eredita una panchina difficile, anche per i buoni risultati conseguiti fino a quel momento da Keegan.

[12] Dopo gli arrivi al Newcastle di Ferdinand, Asprilla e Shearer, Paul Kitson decide di cambiare aria. Colleziona 10 reti in 38 gare con i magpies. Decide di andare al West Ham agli ordini del manager Frank Lampard che affermerà: “L’ultimo calciatore proveniente dal Newcastle è stato Bryan “Pop” Robson nel 1970 e Paul ha le stesse qualità. Lui è veloce, forte e ha buone caratteristiche fisiche”. Kitson esordisce nel 4 a 3 vittorioso con il Tottenham nel quale sigla il secondo gol per gli hammers. Al Bouleyn Ground l’attaccante inglese si rivelerà uno dei più prolifici della storia del West Ham dietro solo a Tony Cottee e Frank McAvennie.

[13] Ex red devils, Dion Dublin arriva al Coventry nella stagione 94/95. Ripresosi da un brutto infortunio quando ancora giocava nello United, l’attaccante inglese si rivela subito una pedina fondamentale per gli sky blues. Forma prima con Ndlovu, poi con Huckerby un attacco importante seppur per una squadra destinata alla salvezza. La sua costanza sotto rete sarà ancor più facilitata dall’arrivo ad Highfield Road di Gary McAllister dopo Euro96. In quattro anni e mezzo di Coventry segnerà 61 gol in 145 partite.

[14]Nella gara del Roker Park si sentiranno maledettamente le assenze di Bruce e Pallister. Johnsen e May non riescono a sostituirli adeguatamente e il Manchester perde la partita a causa dei gol di Gray e Mullin e soprattutto di un agonismo fuori dal normale messo in mostra dai padroni di casa.

[15]Anche nella stagione 95/96 ad Anfield, tra Liverpool e Newcastle, finisce 4 a 3 con gol al novantesimo di Stan Collymore. Quella sconfitta si rivelerà ancor più amara di quella dell’annata successiva in quanto pregiudicherà la vittoria del titolo dei magpies.

[16]David James nasce, calcisticamente parlando, a Watford in cui si mette in mostra dopo l’addio alla squadra di Tony Coton. Aiuta concretamente gli hornets nella vittoria della Fa Cup giovanile guadagnandosi l’U21 inglese. Lascerà a Watford un gran ricordo di sé testimoniato anche dal fatto che nel 2008 sarà inserito nella Hall of Fame del club. Arriva ad Anfield nel 1992 raccogliendo una pesante eredità, quella di Bruce Grobbelaar. Insieme a McManaman, Redknapp e Fowler forma gli “Sky Boys”, la gioventù promettente del club, ma si noterà anche per le sue “papere” soprattutto nelle uscite alte: per questo verrà soprannominato “Calamity James”. Nonostante le sue performance non fossero sempre perfette, colleziona la bellezza di 214 presenze nel Liverpool e 53 nella nazionale maggiore.

[17] Pierre Van Hoijdoonk arriva al Nottingham Forest per 4,5 milioni di sterline. Un esborso economico importante derivante dalla sue stagioni importanti in Scozia nelle file del Celtic. Con la squadra di Glasgow l’attaccante olandese sigla 57 reti in 68 partite. Non riesce a dare l’apporto necessario per far evitare la retrocessione al Nottingham nella stagione in questione. Realizzerà con i forest 36 reti in 71 partite.

[18]Dopo il rapporto Taylor, Plough Lane, casa del Wimbledon dal 1912, viene dichiarato non a norma. I dons dovranno dividersi il Selhurst Park con il Crystal Palace.

[19]Il Coventry tra il mese di febbraio e il mese di maggio vince soltanto 3 partite salvandosi per miracolo. Decisive risulteranno oltre la vittoria nell’ultima giornata con il Tottenham, le due vittorie consecutive casalinghe contro il Liverpool per 2 a 1 con gol di Whelan e di Dublin e quella sempre in casa contro il Chelsea per 3 a 1 con reti di Whelan, Dublin e Williams.

[20] Il Sunderland lascia il Roker Park dopo 99 anni…Il nuovo impianto si chiamerà Stadium of Light di Monkwearmouth contenente 49000 spettatori. Aprirà i battenti il 30 luglio del 1997 in’occasione di un amichevole tra il Sunderland e l’Ajax.

One thought on “Storia della Premier League: stagione 1996/97

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