Italian Bees: intervista al presidente del Brentford Italia

brentford italiaContinuiamo il viaggio nelle sezioni italiane dei club inglesi. Oggi tocca al grande Simone Badolato del Brentford Italia, la squadra di Londra ovest appena promossa in Championship dopo un esaltante campionato di League 1.

Come nasce l’amore per il Brentford, e perché proprio il Brentford?
L’amore per Brentford è nato per caso. Ho sempre amato il calcio inglese in generale. Un giorno ho letto questo nome. Tra gli altri non so perchè ma mi ha colpito. Così ho cercato notizie, immagini, video. Più leggevo e più me ne interessavo, fino a quando mi sono accorto che ne ero pazzo. Amore a prima vista!

E come hai cercato di coltivare quest’amore “a distanza”? Quali sono stati i tuoi primi passi?
Prima di tutto ho cercato siti italiani specializzati sul calcio inglese. In questo modo ho conosciuto Rulebritannia e di conseguenza il mio amico Ugo, un tifoso del Brentford, che mi ha aiutato molto a conoscere e tradurre. Non sono una cima in inglese però mi sono sforzato per capire anche quello che veniva scritto sui siti inglesi e sui forum delle Bees inglesi.

Brentford Italia Griffin ParkE come ti sei avvicinato invece alle bees italiane, il gruppo di tifosi del Brentford in Italia?
Sempre Ugo. Lui mi ha fatto sapere della loro esistenza. Io non ho mai avuto Facebook e per qualche mese mi ha fatto lui da tramite. Poi ho iniziato a scambiarmi mail con Gianni, un altro dei più attivi sulla pagina, ed anche con lui (come con Ugo) è stata subito piena sintonia.

Da quel momento, da semplice ospite sei diventato propulsore della comunità. Raccontaci cosa hai fatto? Sappiamo che siete stati ufficialmente riconosciuti dalla società…
Come si dice, l’unione fa la forza. Amiamo tutti il Brentford e così abbiamo riunito in un unico alveare blog, facebook e twitter. Abbiamo contattato il BIAS (Brentford Independent Association of Supporters) che mi ha riconosciuto come coordinatore internazionale per l’Italia e anche la società, nella figura di Mark Devlin, ci ha fatto i complimenti e permesso di usare il loro logo “italianizzato” per produrre le nostre maglie e tessere.

Brentford Italia Sei mai stato a Griffin Park? Conti di andarci presto?
Tasto dolente. No, non ci sono mai stato, ma quest’anno mi sono obbligato ad andarci. Vorrei e sto cercando di organizzarmi per ottobre. Ma con una bimba piccola l’organizzazione è difficile. Ma mi sono mosso prima proprio per questo.

Come vedi l’idea del Brentford di cambiare stadio?
Combattuto. Da una parte sono convinto che uno stadio nuovo possa aiutare ad aumentare la visibilità del club e attirare nuovi tifosi. Inoltre lo stadio sarà una grossa opera di riqualificazione di una zona degradata con costruzione di palazzi e uffici. Però dall’altra la storia è la storia. Il Griffin è parte integrante di e del Brentford. Mi farà male non vederlo più. Non condanno la scelta della società. La capisco e non invidio loro per aver dovuto scegliere.

Chiudiamo con una valutazione su quest’anno, dopo tanti anni si torna in Championship, come la vedi questa stagione?
Dura, durissima. La squadra si è mossa in maniera intelligiente. Pochi acquisti ma mirati e di prospettiva, all’insegna della continuità del progetto. Avevamo il problema della rosa corta e penso che l’abbiamo colmata. L’unico dubbio è l’attacco. Abbiamo perso Donaldson, Grigg e Trotta. Davanti abbiamo poco peso. Abbiamo preso Gray, ma non basta. Abbiamo bisogno di un centravanti che aiuti e dia tempo a Gray di crescere. Ma il mercato è lungo e ho fiducia in Warburton.