Gianluca Tei, un bomber italiano in UK

gianluca teiContinuano le interviste di London Football fra i calciatori italiani che hanno provato l’ebrezza della non league inglese e in particolare di Londra o dei dintorni. Dopo il roccioso difensore Saverio Arona e il portierone Luca Pecorari, tocca finalmente a un attaccante. Stavolta ci ha messo lo zampino anche un nostro carissimo amico, che ha più di qualche “responsabilità” in questa avventura. Insomma una gran bella storia, non vi anticipiamo altro.

Nome, ruolo e squadre dove hai giocato.

Mi chiamo Gianluca Tei ho partecipato a diversi campionati di calcio inglese anche se tutti nello stesso anno. Il mio ruolo è stato, diciamo anche se ancora non mollo, l’attaccante, fortunatamente ho mantenuto la forma e riesco ancora a dare quattro calci a un pallone. Le squadre con cui ho giocato in ordine progressivo sono state il Billericay Fc, il Concord Rangers Fc e lo Whitam Town Fc.

Perché hai scelto di “emigrare calcisticamente” in Inghilterra?

Sono andato in Inghilterra perché in quel periodo avevo la necessità di imparare l’inglese per via dell’Università, che stavo terminando. Prima di partire presi delle lezioni private da una insegnante di inglese madre lingua. Lei stessa mi consigliò di andare a Londra per praticarlo sul posto e mi diede l’indirizzo di una sua amica per stare un po’ di tempo a casa sua.gianluca tei

E dallo studio al calcio come ci sei passato?

Qualche giorno prima di partire un mio amico con cui avevo giocato nell’Albano Calcio mi disse: “Se vai a Londra ti lascio il numero di un mio amico che fa l’allenatore della juniores di una squadra inglese”. Questo ragazzo era Enrico Tiritera [coach del Great Wakering Rovers, intervistato qui], non l’ho chiamato subito ma dopo un po’ che soggiornavo a Londra. Quando ci sentimmo, Enrico mi invitò a casa sua e mi disse che se volevo allenarmi, potevo farlo con lui e con i suoi ragazzi.

Il solito grande Enrico. E poi che successe?

Dopo qualche giorno che mi allenavo con lui mi chiese, ancora me lo ricordo: “Oh ma tu, ci giochi per giocare a pallone… o ti va di fare un provino? Ti faccio giocare con una squadra di un allenatore che conosco fanno la Vauxhall Conference”. Io gli dissi “Va bene!”

Come andò la partita?

Enrico te lo può dire. Sono entrato l’ultimo quarto d’ora e ho fatto una doppietta di testa e mezza girata al volo. Da li è iniziata la mia avventura inglese.

gianluca tei

Invece in Italia dove hai giocato?

Per quanto riguarda la mia carriere in Italia ho fatto presenze in C1 e C2, in Interregionale e altri campionati tra Eccellenza e Promozione. Al livello giovanile sono stato Campione di Italia Berretti con l’Angizia Luco e ho vinto due campionati con il Fiumicino Calcio, Promozione ed Eccellenza.

Che differenze hai notato fra il calcio italiano e quello inglese?

La differenza che ho notato tra il calcio inglese e quello italiano è l’intensità di gioco nei 90 minuti, la fisicità nei contrasti ma la totale mancanza di tatticismo nel preparare le partite e nei programmi di allenamento. E poi la cosa più eclatante il dopo partita. Alla fine delle gare le squadre si offrono da bere. Ma il massimo l’ho visto quando per la prima volta dopo la mia prima partita ho visto gli arbitri che bevevano con le squadre. Dissi ad Enrico, ancora me lo ricordo, “Ma questi che ce stanno a fa qui?” Enrico ancora ride.gianluca tei

La partita più emozionante che hai giocato?

La partita più emozionante è stata quella d’esordio, ancora me lo ricordo. Era la prima di campionato, giocavamo a East Ham. Era la squadra del quartiere di Londra, erano tutti alti e neri, delle bestie da metter paura. Dentro di me pensai “e mo quando la pijo!” Invece il problema fortunatamente è stato il loro. Non m’hanno mai preso, doppietta di cui uno di testa e chiusa la pratica.

Se tu dovessi tracciare un bilancio complessivo della tua avventura?

Ho tanti bei ricordi. E’ stata una bellissima esperienza. Vorrei ripeterla, però stavolta con un altro ruolo: voglio fare il mental coach. Mi sono laureato in Psicologia dello sport e specializzato nel coaching sportivo proprio per questo.

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