Charlton Athletic, quando la speculazione si scontra con la tradizione

All’inizio di questa stagione, precisamente il 15 ottobre, al ‘The Valley’ di Londra in occasione del match tra Charlton Athletic e Coventry di League One, le due tifoserie si sono unite in una protesta diventata famosa con il nome ‘Pigs fly’. Subito dopo il calcio d’inizio, infatti, i supporters di entrambe le squadre hanno lanciato in campo centinaia di maialini di plastica, ritardando di qualche minuto il prosieguo del match; contestualmente un tweet delle tifoserie organizzate spiegava la ratio del gesto con un chiaro messaggio: “I proprietari di Charlton e Coventry cambieranno il loro modo di agire? Sì quando i maiali voleranno!”.

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I maialini voltanti della protesta al ‘The Valley’.

Infatti, ciò che accomuna queste due storiche società inglesi è un rapido ed apparentemente inarrestabile declino; qualche anno fa, nella stagione 2000/01 Charlton e Coventry si affrontavano sul palcoscenico della Premier League, ora lottano nei bassifondi della terza serie inglese con il concreto rischio di retrocedere in League Two. Entrambi i club sono finiti in mano ad investitori stranieri nel nuovo millennio ed al momento stanno attraversando il loro momento più basso negli ultimi 50 anni di attività; proprio l’operato delle due dirigenze è al centro dell’attenzione dei tifosi, ormai certi che la storia delle società da loro supportate sia messa a serio rischio dall’operato delle rispettive proprietà. I supporters, proprio in occasione del match del 15 ottobre, hanno deciso di marciare insieme nelle strade di Londra per protestare ed incoraggiarsi a vicenda nella lotta contro la presidenza.

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I supporters di Charlton e Coventry marciano insieme nelle strade di Londra.

Nei primi anni 2000, sotto la sapiente guida di Alan Curbishley, il Charlton ha vissuto uno dei suoi momenti migliori arrivando a giocarsi un piazzamento europeo nella stagione 2003/04, trascinato in attacco da Paolo di Canio; tuttavia la cessione di Scott Parker al Chelsea ha compromesso il finale di stagione ed ha creato le prime frizioni con il manager inglese, che decide di lasciare la squadra nel 2006. Passa solo un anno dalla partenza di Curbishley ed arriva la retrocessione in Championship dopo sette anni consecutivi di permanenza in Premier League. Conseguentemente, iniziano i primi problemi societari con un passivo di oltre 13 milioni di sterline nell’annata 2007/08.

Allo stesso tempo iniziano a serpeggiare le prime voci di una possibile cessione a fondi stranieri da parte della storica presidenza, che tuttavia nel 2008 rifiuta un’offerta importante proveniente da un gruppo con base a Dubai. Dopo un ciclo nelle serie minori con una retrocessione in League One e la riconquista del Championship, nel gennaio del 2014 le sorti del club sembrano potersi risollevare quando l’imprenditore e politico belga Roland Duchâtelet completa l’acquisizione del club londinese con l’intenzione di inserirlo all’interno della rete di società calcistiche di sua proprietà sparsi in Europa tra Belgio (Sint-Truiden), Spagna (Alcorcon), Ungheria (Ujpest) e Germania (Carl Zeiss Jena).

Alla base delle scelte societarie di Duchâtelet c’è l’idea di poter guadagnare, o quantomeno risparmiare, denaro grazie ai prestiti tra i vari club di sua proprietà, rinunciando ai prospetti dell’ottimo vivaio del Charlton (ultimo esempio Ademola Lookman, classe 1997 appena acquistato dall’Everton per 11 milioni di sterline). In tre anni di presidenza questa politica ha portato all’avvicendarsi di 8 diversi manager, alla retrocessione del club in League One, alla vendita totale del futuro sportivo del club e all’alienazione della quasi totalità del tifo. Inoltre il belga si è reso protagonista di numerosi scandali per colpa di alcune email trapelate in cui cerca di manipolare e spiegare al manager Chris Powell, ex nazionale inglese con oltre 700 presenze da professionista, il funzionamento del modulo 4-4-2, lamentandosi del mancato utilizzo del portiere suo pupillo Yohann Thuram.

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L’adesivo ‘Roland out’ con il ‘The Valley’ sullo sfondo.

I tifosi degli Addicks hanno così iniziato a sostenere che la loro indipendenza, autonomia e storia come comunità calcistica potesse essere compromessa da una gestione tanto assurda quanto controproducente. Le proteste sono culminate con la creazione nel gennaio 2016 della C.A.R.D (Coalition Against Roland Duchâtelet) con il fine di convincere il presidente a farsi da parte e creare un nuovo senso di identità ed unione nella comunità dei tifosi.

Tra le iniziative adottate ci sono il boicottaggio di alcune partite, l’organizzazione di attività gratuite alternative a quelle ufficiali del club e proteste prima e dopo i match, tra cui un fittizio funerale in cui vengono seppelliti il cuore e l’anima del Charlton insieme ai colori storici rosso e bianco a causa dell’operato della società. Il presidente non ha fatto nessun passo indietro di fronte a queste rappresentazioni, al contrario ha dichiarato a più riprese di non comprendere la natura di queste esternazioni; l’exploit è arrivato qualche mese fa, quando un tifoso, reo di aver scritto su twitter “stanno distruggendo la nostra società”, è stato minacciato dai competenti uffici del club di ritiro della tessera se non avesse firmato un contratto comportamentale (in Inghilterra ABC ovvero Agreed Behavioural Contract) che obbliga il suddetto tifoso ad astenersi da atteggiamenti offensivi nei confronti della società.

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Il corteo funerario con cui i tifosi seppelliscono i colori e la tradizione del club.

Al momento il Charlton si trova al 15esimo posto in League One, a pochi punti sopra la zona retrocessione e da novembre è guidato dal giovane manager Karl Robinson, che nei tre mesi alla guida degli Addicks ha collezionato solo 3 vittorie. Il braccio di ferro tra Duchâtelet ed i tifosi non sembra poter finire e la situazione potrebbe inasprirsi ancora di più nel caso in cui il club retrocedesse per la prima volta nella sua storia nella quarta divisione del calcio inglese. Per provare a scongiurare questa nefasta evenienza e per provare a far cambiare idea alla società, i tifosi del Charlton pochi giorni fa sono addirittura partiti per il Belgio per protestare ‘in casa’ dell’odiato presidente. Un gesto d’amore infinito quello dei supporters del Charlton che per il bene della propria squadra sono partiti con ogni mezzo per il Belgio per provare a sensibilizzare anche l’opinione pubblica belga e per mettere ancor più pressione a Duchâtelet.  La speranza è che la passione dei tifosi venga premiata con una dirigenza che abbia come priorità gli interessi di una società storica di Londra come il Charlton Athletic, che ci auguriamo possa tornare ad essere competitiva nei palcoscenici che merita in breve tempo.

 

Maurizio Gaddi.