C’era una volta un allenatore venuto da lontano che stregò la Premier League. Un allenatore semisconosciuto, un allenatore che dopo qualche anno in Francia era emigrato in Giappone e che, tra lo scetticismo generale, aveva portato l’Arsenal sul tetto d’Inghilterra. Quell’allenatore, quel magnifico uomo di calcio, quel futurista del pallone rispondeva al nome di Arsene Wenger. Un uomo che ha rivoluzionato il calcio in Inghilterra, che ha segnato gli anni di inizio del nuovo millennio e che per primo ha rotto quel paradigma che oltremanica durava da troppi anni; quel modo di fare calcio che solo le squadre di Premier League ancora adottavano. Ha cambiato lo stile di gioco della sua squadra Wenger; non più palla al centravanti con lanci dalla difesa, non più ali veloci e centrocampo muscoloso. Wenger ha dato un’anima all’Arsenal, ha costruito una squadra a sua immagine e somiglianza, una magnifica squadra che nel corso degli anni ha conquistato tre volte la Premier League e si è cucita addosso il soprannome di ‘INVINCIBILE’.
Lo stesso allenatore però dopo il 2006, anno in cui i Gunners raggiungono la finale di Champions League, ha letteralmente distrutto la sua squadra. Ha compiuto una serie di grossolani errori, ha fatto scelte folli dal punto di vista sia tecnico che finanziario e ha fatto diventare l’Arsenal una squadra anonima che il massimo a cui può aspirare è il quarto posto. Ha vinto due FA Cup ma non verrà di certo ricordato per questo. I fallimenti di Wenger negli ultimi dieci anni sono macroscopici. La gestione tecnica completamente fallimentare. Milioni di euro spesi per giocatori anonimi che nei primi anni 2000 non avrebbero fatto neanche panchina nell’Arsenal degli invincibili. Un continuo voler investire sui giovani che ha portato negli ultimi tempi ad un ridimensionamento della squadra sia sotto il profilo tecnico che dal punto di vista delle ambizioni. Come si è potuto passare da giocatori come Sol Campbell, Partick Vieira, Dennis Bergkamp, Ray Parlour e Thierry Henry a Koscielny, Coquelin, Wellbeck, Elneny e Lucas Perez? Come è possibile che i continui fallimenti degli ultimi dieci anni non abbiano fatto fare un passo indietro a Wenger? I tifosi sono esausti. l’Arsenal, anche grazie al proliferare dei Social Network, è diventata lo zimbello del web. I grandi giocatori non sono attratti dai Gunners e i pochi che sono in rosa (Sanchez su tutti) aspirano a giocare in club con ambizioni maggiori. Eppure l’Arsenal è una big del calcio europeo. Ha un fatturato tra i maggiori d’Europa, uno stadio di proprietà con oltre sessantamila posti a sedere ed è uno dei club con più tifosi non sono in Inghilterra ma in tutto il Continente. Eppure non riesce a fare il salto di qualità a causa della gestione del suo manager, di quello stesso allenatore che aveva portato i Gunners in paradiso e ora li sta trascinando nella mediocrità. ‘Specialista in fallimenti’. Così Josè Mourinho ha etichettato Wenger durante una conferenza stampa di qualche anno fa. Un’etichetta forte, una frase certamente poco nobile, ma quantomai azzeccata. Wenger sta fallendo. Sta fallendo terribilmente. Sta ridimensionando l’Arsenal. Sta svendendo la sua squadra. Sta portando avanti un progetto fallimentare che sta facendo crollare l’appeal per uno dei brand più famosi del football inglese. Riuscite ad immaginare un top player che lascia una grande squadra per passare all’Arsenal? Chiudete gli occhi e immaginatevi Tony Kroos con la maglia dei Gunners; o Dybala; o Griezmann. Impossibile. La causa? Le ambizioni del club. Le ambizioni ridimensionate del club. Le ambizioni che Arsene Wenger ha distrutto negli ultimi anni. L’Europa è un miraggio in termini di ambizioni: ottavi di finale e poi stop. La Premier League? Se non l’ha vinta nella passata stagione giocando senza avversari quando mai l’Arsenal potrà vincerla con il ritorno di Chelsea, Manchester United e Manchester City? La strada segnata da Wenger sembra una lunga via fatta di annate mediocri da cui sembra impossibile uscire. La soluzione c’è ma difficilmente verrà presa nel giro di poco tempo. Allontanare Wenger e cambiare allenatore, cambiare mentalità. Dare un nuovo respiro a questa squadra, a questi tifosi a quest’ambiente ormai abituato alla mediocrità.
Una soluzione che in molti aspettano da tempo e che però tarda ad arrivare. Così facendo inoltre il tecnico francese, non solo ha -irrimediabilmente- rotto quel giocattolo che un tempo era perfetto, ma ha anche fatto dimenticare ai più quanto di buono avesse fatto fino al 2006. I ricordi sono ormai offuscati dai pessimi risultati della squadra. L’Arsenal degli invincibili e stato sotterrato dall’Arsenal delle sconfitte, dei 5-1 a Monaco di Baviera, dei 4-0 a Southampton, dei quarti posti e dei ko con goleada contro le big (Chelsea e Manchester United su tutti). Le FA Cup vinte contro Hull City e Aston Villa sono quasi passate inosservate in confronto alle sconfitte contro Watford (sempre FA Cup) o Olympiakos (Champions League). Anche quel poco di buono fatto negli ultimi anni viene dimenticato in fretta quando i fallimenti superano le -obbiettivamente poche, pochissime- vittorie. Nel giro di poco più di vent’anni Wenger è riuscito a prendere in mano una squadra non abituata a vincere, portarla nell’Olimpo dei grandi e farla precipitare all’Inferno. Fare un passo indietro a volte non è una sconfitta ma una resa leale. Quello che sperano in molti è che Wenger possa ‘arrendersi’ e lasciare questo fantastico giocattolo in mani migliori delle sue.