Blowing Trevor

west hamBolle di sapone. Chi non se le ricorda, sono quelle piccole cose della vita che restano indelebili nella memoria e nel tempo. Ricordi di ogni bambino. Sembrano una magia e forse un po’ magiche in realtà lo sono. Basta un soffio, basta un leggero soffio ed ecco che magicamente compaiono, trasparenti e leggere, volteggiano, prendono il vento per mano e si fanno trasportare…Occhi sgranati e stupiti, increduli, che si possa essere stati artefici di un tale prodigio che le seguono, mentre si disperdono e prendono il volo lontano, in alto… sempre più in alto… racchiudendo sogni.

Adesso se ne vedono meno in giro, sono diventate rare, come un colpo di testa di Trevor Brooking. Eppure il dieci maggio 1980 sotto un sole che fendeva anche l’oscurità delle ultime file di Wembley, il centrocampista nazionale inglese galleggiò in aria per un istante proprio come una bolla di sapone striata di claret&blue, e poi punse, raccogliendo quasi a filo d’erba l’impacciato tiro di David Cross deviato dal difensore Willie Young, infilando la palla alle spalle di Pat Jennings.

West Ham United 1 Arsenal 0.

brooking

Gli Hammers di seconda divisione guidati in panchina da John Lyall avevano vinto la Coppa d’Inghilterra. Era bastato quel guizzo di uno dei loro uomini simbolo, innescato da una discesa perentoria di Alan Devonshire, a mandare sotto la squadra arrivata da Highbury detentrice del trofeo, e prossima finalista della Coppe della Coppe. Quel giorno, Maggie Thatcher è Primo Ministro, “L’Impero colpisce ancora” resta il film campione di incassi nel Regno Unito, e Tom Baker è protagonista di Doctor Who. I Dexys Midnight Runners sono il numero uno della Hit Parade musicale con “Geno”, e riescono a respingere i Cockney Rejects e la loro versione aggressiva di Blowing Bubbles, che raggiungerà la trentacinquesima posizione.

I’m forever blowing bubbles. E’ l’inno dei tifosi del West Ham. Le origini di questa canzone risalgono al 1919, quando fu composta per un musical. Nel giro di qualche anno gli spalti iniziarono a intonarla, e divenne a tutti gli effetti, il loro inno, cantato regolarmente, dagli anni Trenta. Da allora ogni partita al Boleyn Ground è accompagnata da queste parole. Sentimentali, quasi amare, cantate a perdifiato, ad accompagnare affermazioni e sconfitte, gioie e dolori, vincere freddo e tensione. Ah, dimenticavo nel 1980 il video gioco Pac-Man diventa un successo mondiale..

Lyall ancora oggi è l’allenatore più vincente della storia dell’West Ham. Era arrivato adolescente pieno di energia nel 1955, poi un infortunio che proprio non ci voleva nel 1964 lo costrinse ad altri ruoli. Se ne andò nel 1989 con qualche ruga in più, la solita smorfia beffarda, qualche polemica di troppo, ma alla fine in tutto quello che d’importante ha messo finora in bacheca la squadra di Upton Park c’è il suo zampino. Prese le redini della squadra nel 1974, quando il suo mentore Ron Greenwood lasciò il club, e l’anno seguente si prese subito l’onore di battere l’iconico ex Bobby Moore allora giocatore del Fulham in un’altra finale tutta londinese. Ma con l’Arsenal, con quell’Arsenal… sarebbe stata dura.

lyall

Come fece il West Ham a raggiungere la finale di FA Cup del 1980? C’è una canzone che parla di questo. Dice: “I’m dreaming of a Frank Lampard/Just like the one at Elland Road/When the ball came over and Frank fell over and scored the f*cking winning goal!“ La prima semifinale al Villa Park si era conclusa con un pareggio per 1-1 con Stuart Pearson che aveva pareggiato il rigore realizzato da Brian Kidd per l’Everton. Nel replay giocato a Elland Road al novantesimo le reti sono ancora inviolate. Sarà Alan Devonshire a portare avanti il West Ham con un assolo da brillante violinista del rettangolo di gioco. Tutto da rifare però, quando Latchford segna di testa urlando la sua gioia in faccia ai suoi tifosi saltando su per la recinzione, ebbro d’entusiasmo. Due minuti soltanto, due minuti dal termine. Quando incomincia ormai a profilarsi la terza partita, Brooking oscilla sulla fascia e cerca di pennellare un traversone per David Cross. Solo che, invece, nascosto nel nulla, emerge dall’erba di Leeds il terzino Frank Lampard che colpisce il pallone di testa. La sfera accarezza il palo e poi dolcemente si accomoda dentro la porta. La celebrazione alla bandierina del corner con la sua barba gitana, è una danza magica che a sorpresa accompagna il West Ham a Wembley.

E dire che sembrava difficile fin da subito. Nel terzo turno gli Irons strappano un sofferto pareggio al The Hawthorns contro un WBA in buona condizione. Molto merito andò in quell’occasione a Phil Parkes che giocò una delle migliori partite della sua vita permettendo la vittoria nella gara di Londra. Nella partita seguente il 26 di gennaio il sorteggio, pose il derby con l’Orient sulla strada del West Ham. Il capitano coraggioso Billy Bonds giocò con una benda intorno alla testa per proteggere una ferita causata da un intervento maldestro di Alvin Martin. Alla fine i martelli battono tre volte contro le due degli avversari e nel quinto turno, sconfiggono i gallesi dello Swansea 2-0 in casa. I quarti di finale contro l’Aston Villa al Bolyen sono roba seria. Un incontro tesissimo, talmente carico che come spesso accade in certi casi fu deciso da un errore banale. Ken McNaught del Villa toccò inspiegabilmente un pallone in area con la mano negli ultimi minuti, e nel rigore assegnato di conseguenza servirà tutta la freddezza di Ray Stewart per il vantaggio decisivo.

Il programma del giorno della finale di Wembley offrirà una bella foto della duchessa e del duca di Kent, a pagina tre. Arriverà anche un primo empirico tentativo di merchandising fatto di portachiavi, braccialetti, maglie, taccuini e penne legati all’evento. E’ caldo quel pomeriggio. La polizia teme i piccoli inconvenienti legati ai ricordi della festosa invasione di campo del 1975, ma nonostante controlli più rigidi, qualche tifoso riuscirà comunque a intrufolarsi passando sotto i tornelli. Il terreno verde brilla in attesa del match. Ai tifosi del West Ham spetterà lo spicchio di stadio proprio sopra al tunnel dove usciranno le due formazioni. L’Arsenal sfoggia la sua bella maglia da trasferta gialla a risvolti blu che tanta fortuna gli aveva portato nella finale dell’anno precedente, in quel meraviglioso, epico capitolo di FA Cup, firmato da Alan Sunderland. Anche gli Hammers giocheranno con la divisa “away” bianca listata da orpelli claret&blue.

fa-cup

I cartelloni pubblicitari invitano alle perenni “Rizla”, alla Talbot, all’Hotpoint, all’Avena Mornflake e al DAF Trucks. Altre inserzioni tradiscono l’ossessione degli anni Ottanta con il boom di radio e TV: Radio Pye, Bush TV, Hitachi, Philips, Sharp. Bob Wilson della BBC scenderà in campo a fare interviste nel pre-partita. Paul Allen è il più giovane giocatore ad apparire in una finale di FA Cup, all’età di 17 anni e 256 giorni. Per David Cross e John Wile è una prima volta. Loro non hanno mai giocato in una finale a Wembley. Stuart Pearson dice che il suo infortunio al collo va meglio, e che si sente in forma. Trevor Brooking assicurò che questa squadra era ancora più forte di quella di cinque anni addietro.

John Lyall precedette a passi decisi i suoi uomini in campo, in una giacca da salotto marrone e pantaloni neri, e si guardò intorno eccitato, allentando il nervosismo scherzando con il suo collega Terry Neill. George Courtney da Spennymoor, e i suoi guardalinee indosseranno enormi colletti bianchi svolazzanti sulle divise nere. Quasi un retaggio degli anni cinquanta. La duchessa di Kent appariva regale in un twin-set viola con l’immancabile cappello.

John Motson che parla agli inglesi seduti davanti al televisore regalò un po’ di sociologia spicciola sul West Ham, e la sua favola che fornisce una giornata di gioia e di speranza per i palazzoni svantaggiati del East End cittadino. Non accadranno troppe cose nei primissimi minuti, anche se è evidente che John Lyall ha apportato modifiche tattiche ai suoi. Pearson gioca largo sulla sinistra e Geoff Pike e Paul Allen sono sull’altro lato del campo, lasciando David Cross tutto solo davanti. Non l’ultimo West Ham offensivo visto sia in coppa sia in campionato, ma ciò serviva a limitare le idee di Liam Brady e David Price a centrocampo.

Dopo tredici minuti arriva il momento cruciale. Brooking mette in movimento Pearson, che spinge la palla oltre la difesa dell’Arsenal servendo Devonshire a sinistra. ”Devo” salta Rice e decide di buttarla in mezzo. La palla cade sui piedi di Cross che spara contro le gambe di un difensore, poi Pearson colpisce alzando di quel poco la palla sulla quale Trevor Brooking mostra grandi riflessi deviandone la traiettoria oltre la linea chinandosi nel suo colpo di testa leggendario.

John Lyall seduto sulla panchina esulta e si fuma una sigaretta, accanto a lui Rob Jenkins, a distanza ravvicinata Terry Neill e Don Howe dell’Arsenal gelati dagli sviluppi. Qualcosa di impensabile al giorno d’oggi. “One-Nil , One-Nil “cantano i tifosi del West Ham.

Il West Ham non sembra una squadra di seconda divisione. Una squadra che fra l’altro non andrà oltre il settimo posto in campionato. La facilità con cui conterrà l’Arsenal per gran parte della partita sembra annullare la differenza di categoria. I ritmi lenti e un inusuale caldo lì aiuterà molto. Alvin Martin e Billy Bonds difenderanno egregiamente il fortino. Trevor Brooking è un totem in mezzo al campo, brillante, imprendibile.

L’ Arsenal sembra essere stanco. Per guadagnarsi la finale ha dovuto giocare quattro partite con il Liverpool risolte finalmente da una rete di Brian Talbot il primo maggio a Highfield Road. In ogni caso i gunners inizieranno il secondo tempo in modo più determinato. Dopo cinquantadue minuti Graham Rix taglia all’interno per Frank Stepleton, ma Parkes è attento, e sventa la minaccia. Bonds un giorno affermerà che Phil Parkes è stato probabilmente uno dei migliori portieri di sempre nella storia degli Hammers.

L’Arsenal ha un’altra buona occasione quando il West Ham concede una punizione dal limite dell’area. Ancora una volta Parkes annulla la minaccia. Poi arriva il momento in cui gli Irons potrebbero mettere in fresco le bottiglie. Brooking gioca un uno-due con Devonshire, ottiene il ritorno e gioca la palla dentro a Paul Allen. Il ragazzino sembra ormai certo di segnare davanti alle legioni dei tifosi West Ham col fiato sospeso, ma Willie Young lo atterra con un fallo da cartellino “arancione”.

Nel momento esatto in cui George Courtney fischia la fine, un esausto David Cross crolla a terra con la testa fra le mani. Paul Allen ce l’ha sepolta nel tappeto erboso. John Lyall abbraccia Rob Jenkins in panchina. Trevor Brooking regala abbracci paterni a tutta la squadra. E poi ci sono quei gradini del palco reale. I capelli di Billy Bonds sono un mare increspato da centinaia di mani. Dietro di lui Frank Lampard, Ray Stewart e Geoff Pike con una sciarpa al collo del West Ham. La Duchessa di Kent consegna la coppa e un boato fragoroso avvolge la stadio.

Allen piange. Quando il West Ham vinse la Coppa nel 1975 era ancora un bambino sui banchi di scuola. Poi con Geoff Pike s’infila un berretto lanciato dalle tribune e alza la coppa al cielo. I giocatori si fermano per una foto di gruppo, con Alan Devonshire che tiene in mano un orsacchiotto e il coperchio della FA Cup sulla testa Phil Parkes . “C’è solo una squadra di Londra! C’è solo una squadra di Londra! ” cantano, deliranti di entusiasmo quelli degli Hammers.

Negli spogliatoi anche l’astemio Trevor Brooking berrà un sorso di champagne, mentre David Cross in mezzo a risate fragorose chiede se qualcuno ha visto le sue gambe. John Lyall scivola via dai festeggiamenti. Si ferma, si siede un attimo e pensa. A casa, sua mamma sarà orgogliosa di lui.

La Domenica i giocatori prenderanno un autobus scoperto da Stratford Broadway fino all’East Ham Council. Saranno salutati e festeggiati da 200.000 persone lungo il percorso, tra pinte di birra e migliaia di bandiere con i martelli incrociati, mentre in cielo volavano milioni di bolle di sapone.

Simone Galeotti

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